Sul versante nord-est di una collina di Miglionico, tra i fiumi Bradano e Basento, si scorge, anzi, si intravede la residenza privata dello Studio OSA, progetto finalista del “Premio Fondazione Renzo Piano ad un giovane talento 2013”. Si intravede perché la casa preferisce assecondare l’andamento naturale del pendio senza alterare, con volumi fuori terra o segni vistosi e dissonanti, il profilo orografico nel quale si inserisce.
Così, su un terreno di 760 ettari e una superfice costruita di 630 mq, recuperando la morfologia del tessuto urbano materano, si alternano una serie di edifici ad un piano connessi da corti e spazi terrazzati che si aprono verso la valle e il lago di San Giuliano. Una sequenza offuscata di artificio e natura, architettura e paesaggio, in cui il continuum tra interno ed esterno sembra essere la vera essenza del progetto.
I volumi degradano insieme alla collina, completamente, o quasi, immersi nel terreno ricoperti da manti di vegetazione che invadono le coperture fin quando l’impatto visivo non è del tutto annullato.
In alto, vi è un primo blocco, la residenza vera e propria, mentre, a valle, due foresterie, separate da un ampia terrazza con due vasche d’acqua. La geometria rigorosa dell’impianto planimetrico è contraddistinta da piccoli volumi di servizi che definiscono, lungo un percorso ordinato e lineare, gli ambienti principali della casa, tutti rivolti al di là della collina, verso il lago. Gli ambienti di distribuzione, invece, sono posti nella zona retrostante fungendo da filtro tra le corti e l’interno. Se le camere private sono celate dietro pareti lignee, quindi più riservate, la zona giorno è concepita come un grande open space assolutamente trasparente che guarda verso l’esterno. La copertura, che all’esterno enfatizza l’ambiguo confine tra il dentro e il fuori, volutamente esibita nell’intradosso, all’interno, funge da elemento ordinatore nei mutevoli scorci prospettici.
Pareti cieche alternate a grandi vetrate inquadrano il paesaggio; l’utilizzo dei materiali quali cemento, pietra e legno ben si conciliano con l’ambiente non antropizzato e lo studio di luce e ombre rende ancor più labile quel confine tra architettura e natura.
La corretta esposizione degli ambienti, il controllo della ventilazione e del soleggiamento, la raccolta e il riuso delle acque piovane, i pannelli fotovoltaici e la copertura verde rappresentano quella componente tecnologica e progettuale che completa l’approccio sostenibile del progetto.
Un’opera quasi del tutto muta, concepita “al negativo”, come una massa scavata dall’interno, che, in punta di piedi, ritrova la sua forza e la sua coerenza nel solo dialogo con la natura. Un’architettura senza tempo.