La Crypta Balbi è uno dei quattro poli che compongono il Museo Nazionale Romano. La specificità della Crypta Balbi, nel contesto del Museo Nazionale romano, è di essere un museo di archeologia urbana, che documenta l’evoluzione di quello spazio, dei suoi insediamenti e delle sue destinazioni d’uso lungo i secoli. Particolare attenzione viene dedicata ai ritrovamenti che documentano attività artigianali (materiali, attrezzi, produzioni) svolte nel luogo in età postclassica e altomedioevale, mettendo in rilievo la continuità e la qualità del lavoro di prodotti artigianali in secoli generalmente considerati “oscuri”, tra il VII e il X. Collocata tra largo Argentina e piazza Venezia a Roma, in uno dei distretti con maggiore concentrazione di resti archeologici della città, rappresenta un unicum nel suo genere, un libro di storia, le cui pagine di pietra si iniziarono a comporre dall’antica Roma, al Medioevo, al Rinascimento fino ad oggi. La sede museale fa parte di un vasto complesso di edifici, un isolato di circa 7.000 m², compreso tra Via delle Botteghe Oscure, Via dei Polacchi, Via dei Delfini, Via dei Funari e Via Michelangelo Caetani, nel quale sono presenti le chiese di Santa Caterina dei Funari e di San Stanislao dei Polacchi. Tradizionalmente ritenuto come parte del Circo Flaminio, l’isolato della Crypta Balbi è stato riconosciuto nel 1979 dall’archeologo Guglielmo Gatti come pertinente al complesso del criptoportico del teatro fatto costruire nel 13 a.C. da Lucio Cornelio Balbo, un membro dell’éntourage di Augusto, sulla base dell’esame di alcuni frammenti della Forma Urbis severiana. L’intero isolato è stato acquisito dallo stato Italiano nel 1981, l’idea di farne un Museo compare già nel primo studio del 1982, a cura di Daniele Manacorda, dedicato ai ritrovamenti archeologici nell’area. Nella pianta del progetto, allegato alla pubblicazione, si individuano molteplici funzioni: una biblioteca, un museo, un centro congressi, residenze speciali. Gli architetti Maria Letizia Conforto e Massimo Lorenzetti dello StudioF27, di concerto con la Soprintendenza Archeologica di Roma, furono chiamati a riportare a nuova vita questo importante sito, per molto tempo non accessibile al pubblico. Il nuovo allestimento del museo si snoda attraverso tutte le opere murarie e i resti archeologici che convivono nella Crypta, inserendosi tra i vuoti e le mancanze, per creare un percorso omogeneo che racconti l’evoluzione dell’area dal teatro di Balbo sino ad oggi. Il museo si compone di tre ambiti fondamentali: quello del museo vero e proprio, ospitato nell’edificio che fa angolo tra le attuali via Michelangelo Caetani e via delle Botteghe oscure, dove i progettisti hanno collocato un sistema di pannellature che accompagnano il visitatore alla scoperta del sito, sapientemente costruito come un percorso cronologico all’interno dei locali del museo; quello dei sotterranei, visitabile grazie ad una passerella in acciaio che mostra i resti della Porticus Minucia (antica struttura quadrangolare che racchiudeva il complesso sacro dei templi di Largo Argentina), nonché le stratificazioni stradali romane, medievali e rinascimentali; ed infine quello esterno, che porta all’antica esedra del teatro romano (il terzo teatro di Roma antica per grandezza) e al mitreo, a cui si accede, anche in questo caso, attraverso una passerella in acciaio che sovrasta i resti della chiesa di Santa Maria Domine Rosae risalente ai secoli XII-XIII. Riuscire a far coesistere tutti i linguaggi architettonici delle diverse epoche attraverso un allestimento adatto ad un museo che legasse molteplici fattori diversi tra loro è un tema che i progettisti, sin dal principio, hanno sviluppato. Per ottenere un simile effetto, le strutture moderne, per lo più in acciaio, esaltano l’antico, completandolo quando necessario, e in altri casi scomparendo per esaltare la sapienza dell’antica arte del costruire. Due esempi di queste due differenti strade si ritrovano in quella che è la prima sala espositiva del museo, senza dubbio una delle sale di maggior impatto per i visitatori che ospita l’unico pilastro superstite del portico che circondava il teatro di Balbo: il pilastro è “completato” da una leggera struttura in acciaio che ne fa comprendere l’originale ingombro e lascia intravedere parte del sistema di archi che sovrastavano la lunga serie di pilastri che, affiancati l’uno a l’altro, formavano l’elegante architettura romana. A sua volta questa struttura è protetta da una copertura vetrata che, sorretta da un sistema di travature reticolari leggere, consente alla luce naturale di penetrare all’interno della sala senza oscurare il pilastro presente al di sotto di essa, vero fulcro del sistema espositivo. Su tutti i livelli del museo, grazie a profonde doppie e triple altezze opportunamente illuminate, si percepisce la vera unicità di questo sito archeologico, cioè la stratificazione delle opere murarie risalenti alle differenti epoche.