Jardins du Tiers-Paysage

Gilles Clément, Coloco

9 Boulevard de la Légion d'Honneur, 44600 Saint-Nazaire, Francia, 2009-2011


Il progetto Jardins du Tiers-Paysage, opera di Gilles Clément e dell’Atelier Coloco, nasce nell’ambito della Biennale d’Arte Contemporanea Estuaire 2009, svoltasi lungo l’estuario della Loira ed organizzata dall’ente Lieu Unique pour Estuaire. L’intervento, che ha come oggetto la copertura dell’ex base sottomarina di Saint-Nazaire, mette in scena il concetto di Terzo Paesaggio elaborato da Gilles Clément. Con questa espressione, egli definisce i luoghi abbandonati dall’uomo, che hanno subito o meno il suo governo, fondamentali nella preservazione della diversità biologica.

A seguito dell’occupazione nazista della città avvenuta nel giugno del 1940, il porto di Saint-Nazaire divenne una delle basi operative della Kriegsmarine e fu interessato da importanti opere militari che contribuirono alla definizione del sistema difensivo realizzato per proteggere la costa occidentale europea dagli attacchi nemici (Atlantikwall). Costruito a partire dal 1941, l’edificio ha attraversato diverse fasi costruttive e solo nel 1944 ha raggiunto le dimensioni con le quali si presenta a noi oggi: 301 metri di lunghezza, 130 metri di larghezza e circa 18 metri di altezza, di cui gli ultimi 8 destinati alla copertura realizzata con una struttura Fangrost. Questo particolare sistema, completato solo per un terzo della copertura, nasce da esigenze difensive ed è definito da una serie di setti paralleli in calcestruzzo armato (spessi 1,5 metri, alti 1,8 metri e distanti tra loro circa 6 metri) ai quali si sovrappongono travi distanti tra loro circa 50 centimetri. Costruendo delle camere parzialmente coperte, il dispositivo permetteva di intrappolare le granate nemiche proteggendo l’interno del bunker.

A fronte di un isolamento operato nelle strategie di pianificazione negli anni post-bellici, alla fine del XX secolo l’intera area è diventata oggetto di studi e progetti di riqualificazione urbana che si sono concentrati in particolare sul rapporto tra la città ed il porto. Tra questi, il progetto Ville-Port dell’architetto spagnolo Manuel de Solà-Morales definisce una nuova connessione tra città e edificio, il cui tetto diventa raggiungibile attraverso una rampa perpendicolare alla base sottomarina che contribuisce a definire il carattere della piazza antistante.

Il tetto, oggetto dell’intervento di G. Clément e Coloco, si presenta come un grande recinto discontinuo dalla notevole qualità costruttiva e dal forte valore espressivo. Il riconoscimento di queste peculiarità, da parte dei progettisti, ha posto le basi per lo sviluppo del progetto. Il Giardino del Terzo Paesaggio, infatti, si sviluppa assecondando la forma stabile dell’ex base sottomarina e si presenta come un trittico di giardini cintati: il Bosco dei Pioppi tremuli, il Giardino dei Sedi ed il Giardino delle Etichette.

Il primo, realizzato nel 2009, si colloca nella parte Nord del complesso, l’unica in cui il sistema delle camere di scoppio è pienamente compiuto. Lì dove le granate nemiche dovevano scoppiare, si posizionano 107 grandi sacchi di terreno (circa 2 metri cubi ciascuno) abitati da altrettanti pioppi che, fuoriuscendo dallo spazio tra una trave e l’altra, svettano con le loro cime rendendosi visibili dalla città e dal mare.

Il secondo Giardino occupa la zona centrale, incompleta, della copertura ed ospita equiseti, sedi e graminacee, piante capaci di resistere alle dure condizioni del luogo e tipiche del Terzo Paesaggio dell’estuario della Loira. La non-finitezza di questa parte della copertura permette una diversa interpretazione del tema rispetto al Bosco: dieci campate rimaste scoperte alloggiano una copertura vegetale frammentata, tenuta insieme da un piccolo canale d’acqua popolato da equiseti che occupa l’asse d’accesso alle camere di scoppio. Come un’archeologia, il Giardino dei Sedi è esperibile solo attraverso una passerella che si appoggia alle masse murarie e costruisce un rapporto visivo con il paesaggio marittimo.

L’ultimo Giardino, quello delle Etichette, si trova nella parte più a sud del tetto ed occupa una delle due vaste incisioni del lastrico solare, vicino alla cupola geodetica realizzata nel 2007 dallo studio LIN. Vero e proprio laboratorio botanico inciso nella massa cementizia, accoglie le diverse specie che vengono trasportate dal vento e dagli uccelli. A differenza dei precedenti, che tendono ad una precisa formalizzazione, questo spazio resta volontariamente indefinito lasciando così alle piante la possibilità di insediarsi in modo libero. Ciclicamente, le specie che qui arrivano vengono identificate, etichettate ed elencate.

Autore Scheda
Michele Pellino
Revisori
Fabio Balducci
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Aree portuali, Parchi, verde pubblico, Recupero piazze e aree urbane

Tags

Architettura del Paesaggio, copertura, francia, gilles clément

Categoria di intervento

ex novo


Cronologia

Ideazione: 2009–2011
Costruzione: 2009–2011

Figure professionali coinvolte

Produzione: Biennale ESTUAIRE / Le Voyage à Nantes
Ideazione: Gilles Clément
Progetto e realizzazione: Coloco
Costruzione: Coloco, studenti del liceo J. Rieffel à Saint-Herblain, Service des Espaces Verts del Comune di Saint-Nazaire

Committenza

Le Lieu Unique pour Estuaire 2009 e 2011

Monografie

Calvagna, Simona. «Fabrica», complessità progetto. Roma: Gangemi, 2017, ISBN 9788849234985.

Clément, Gilles. Manifesto del Terzo paesaggio. II Edizione a cura di Filippo De Pieri. Traduzione a cura di Filippo De Pieri e Giuseppe Lucchesini. II Macerata: Quodlibet, 2005, 2016, ISBN 978-88-7462-758-5.

Articoli in rivista

Clement, Gilles, Atelier Coloco. Jardins du Tiers-Paysage. In: Area. Milano: New Business Media, 2017, n. 152, . ISSN 0394-0055.

Lambertini, Anna. Spazi di resistenza e giardinieri planetari/Spaces of resistance and planetary gardeners. In: Architettura del paesaggio. Firenze: EDIFIR, 2016, n. 33, . ISSN 1125-0259.

Articoli su libro

Lecardane, Renzo, Zeila Tesoriere. Waterfront e patrimonio militare: la base sottomarina di Saint-Nazaire In: Agathón 2011/2. a cura di A. Sposito. Offset Studio, 2012, .