Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni

Massimo Castellazzi

Piazzale del Verano, 40, 00185 Roma RM, Italia, 1953-1971


L’Istituto di Medicina legale e delle assicurazioni, contestualmente all’Istituto di Farmacologia, è il primo edificio della città universitaria di Roma a scardinare l’assetto basilicale a transetto sotteso alla sistemazione piacentiniana del 1932 (Porqueddu L., Spirito G. L’ Istituto di medicina legale dell’università di Roma: Un’architettura del margine in Le città universitarie del XX secolo e la Sapienza di Roma, Palladio 59-60). L’Istituto, progettato dall’architetto Massimo Castellazzi nel 1953, insiste sul quadrante sud-est della città universitaria, assecondando la geometria non ortogonale ad angolo ottuso data dall’intersezione tra via Cesare de Lollis e viale Regina Elena su piazzale del Verano, su cui era già presente l’ex Palazzina Alloggi (adiacente a una rovina di epoca romana tuttora conservata). L’opera, realizzata dal Genio Civile tra il 1953 e il 1971 su incarico del Provveditorato, vide un attivo coinvolgimento del prof. Cesare Gerin, Direttore dell’Istituto, nella concezione delle nuove spazialità secondo i moderni orientamenti didattico-scientifici e sociali della medicina legale. Al bisogno di accogliere nella nuova sede spazi sanitari e didattici per i settori anatomopatologici, laboratoriali e clinici specialistici per accertamenti medico-legali, unitamente ad aule, uffici, biblioteca e laboratori didattici, si aggiunse la necessità di destinare parte del lotto confinante con l’Orto Botanico all’obitorio comunale, la cui realizzazione fu sostenuta attraverso un contributo del Comune di Roma. L’architetto  Castellazzi interpretò le diverse esigenze sviluppando un progetto in cui quattro edifici distinti nell’aspetto e nella funzione compongono un organismo basato sull’addizione di episodi architettonici, nel rispetto della diversificazione disciplinare e organizzativa indicata dal direttore Cesare Gerin.

L’obitorio, che il Comune di Roma voleva ben riconoscibile rispetto al complesso clinico-universitario, sorge in prossimità dell’angolo dato dall’intersezione tra via Cesare de Lollis e piazzale del Verano. Si presenta come un volume di due piani fuori terra, rivestito in cortina di mattoni e connotato in facciata dalla sequenza ritmica di finestre verticali.

Attraverso un camminamento curvilineo dotato di due quinte trasparenti affacciate sul contesto, l’obitorio si connette al volume che accoglie gli spazi per la didattica frontale. Questo è conformato a partire dall’estrusione di un settore circolare: sul fronte convesso si aprono ampie finestre orizzontali, mentre sui fronti laterali le aperture seguono la configurazione degli ambienti interni. Per proteggere le aule dall’eccessivo soleggiamento, le partizioni vetrate (in contrasto con le pareti opache in intonaco) sono rivestite da fitti frangisole metallici. L’attacco al cielo dell’edificio è un solaio dalla geometria a ventaglio, nelle cui piegature sono alloggiate le componenti impiantistiche.

Laboratori e ambienti di degenza si trovano invece nell’edificio ad L impostato sulla giacitura tra piazzale del Verano e viale Regina Elena, e sospeso su pilastri. La facciata in lastre di travertino è scandita da ampie superfici vetrate poste a filo esterno. In pianta l’edificio è suddiviso in cinque fasce (secondo lo schema a corpo di fabbrica quintuplo): la fascia centrale, che ospita servizi, patii e connettivi, è affiancata da due spazi distributivi che assicurano l’accesso agli ambiti perimetrali dedicati agli spazi di lavoro. Ai sistemi di risalita verticale sono dedicate due porzioni dello spazio centrale: la luce che penetra dalle chiostre si riflette sui rivestimenti marmorei, accompagnando il visitatore nel percorso ascensionale.

Il braccio nord del corpo ad L poggia sul quarto elemento della composizione, la piastra rettangolare rivestita in peperino a distribuzione anulare che ospita ambulatori e studi. Inserita ortogonalmente rispetto a viale Regina Elena, va a colmare il dislivello di 7 metri presente nell’area, delimitando uno degli accessi della città universitaria e garantendo l’accesso all’atrio delle aule. Le sale di attesa, collocate nel nucleo della piastra e bordate dai sistemi distributivi che collegano uffici e sale da visita, godono durante il giorno della luce zenitale che filtra attraverso i lucernari in copertura.

Le varie componenti dell’organismo architettonico sono riunite da un complesso sistema di connettivi e da un’attenta soluzione per l’attacco a terra. Il muro in mattoni, reinterpretazione del sistema che cinge il cimitero del Verano, si connette a quello che delinea il margine della Città Universitaria, assumendo l’originale ruolo di principale dispositivo di relazione con la città. Presso l’intersezione tra via Cesare de Lollis e piazzale del Verano, il muro, connesso con il sistema esistente di recinto e contenimento della collina dell’Orto botanico, piega per delimitare l’ingresso all’obitorio. Torna ad essere recinto davanti quest’ultimo, per poi divenire podio basamentale sino all’Istituto di Farmacologia, supportando la piazza rialzata con cui interagiscono le varie componenti dell’organismo. Questo spazio orizzontale e compresso che offre un punto di vista privilegiato sul contesto, di giorno riceve luce dalle chiostrine che forano l’edificio dei laboratori e delle degenze, di notte da una fitta trama regolare di piccoli corpi illuminanti posizionati sull’intradosso. Il visitatore è invitato ad indagare la relazione tra spazi interni ed esterni anche in altri momenti salienti del progetto, come nell’atrio dell’aula magna. Il pubblico accede a questo ambiente magniloquente dagli spazi aperti della Città Universitaria, dopo aver costeggiato l’ex Palazzina Alloggi. La bussola d’ingresso, a contatto con il percorso vetrato che conduce all’obitorio, comprime lo spazio prima di guidare il visitatore verso una suggestiva doppia altezza. La parte sinistra è abitata da servizi nascosti attraverso un setto rivestito in doghe di legno, utilizzate concordemente al trattamento del lungo banco curvilineo un tempo utilizzato per depositare zaini e cartelle.  Sulla parte destra risalta invece un articolato sistema di scale e ballatoi, che si eleva nello spazio lambito dalla luce che si irradia dalle ampie finestre orizzontali, fino a raggiungere l’aula magna. La composizione è resa eterea grazie agli esili tiranti metallici che donano all’insieme un carattere di sospensione. E’ questa una delle tante accortezze progettuali che Massimo Castellazzi mette in atto per connettere città ed edificio, contesto ed opera, esaltando l’unicità di un’architettura curata fin nei minimi dettagli, con l’obiettivo di instaurare un agevole dialogo con il complesso sistema della città universitaria.

Autore Scheda
Giulio Feliziani
Revisori
ArchiDiAP
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Cultura e spettacolo, Edifici pubblici, Senza categoria

Tags

città universitaria, massimo castellazzi, sapienza

Categoria di intervento

ex novo


Istituto di Medicina Legale e delle Assicurazioni
Giulio Feliziani
Monografie

Sennato, Marina, Bruno Regni (a cura di). La città universitaria di Roma. CLEAR, 1986.

Articoli in rivista

Porqueddu, Luca , Gianpaola Spirito (a cura di). Le città universitarie del xx secolo e la Sapienza di Roma (Istituto di medicina legale dell'università di Roma. Un'architettura del margine). In: Palladio. 2017, n. 59-60, . ISSN 0031-0379.