Nel periodo dal 1932 al 1935, su incarico dell’architetto Piacentini, Giuseppe Capponi progetta l’Istituto di Botanica e di Chimica Farmaceutica della Città Universitaria di Roma.
Alle spalle del Rettorato, in un’area, a quel tempo, poco visibile e marginale rispetto al resto dell’impianto, Capponi realizza un progetto dalle soluzioni tecnologiche innovative.
L’edificio è costituito da un corpo centrale curvilineo dallo sviluppo di circa 90 ml, a tre piani, rivolto verso l’orto botanico, oggi giardino sperimentale, e due “ali” anteriori, più basse (due piani), a destra e sinistra, che racchiudono il piazzale dove un tempo era situata la vasca con fontana che alimentava le serre. (Dagli anni settanta il piazzale è occupato da aule prefabbricate).
La luminosità degli ambienti è dosata attraverso l’uso delle torri vetrate, ampie a sud, per il massimo irraggiamento (a calore) delle serrette sperimentali; angolari a nord, per un’illuminazione più controllata dei musei e degli erbari. In questo modo Capponi mette in relazione la disposizione delle funzioni con l’orientamento e la luce, rendendo l’esigenza della luminosità e della trasparenza elemento rappresentativo dell’edificio.
Le torri dalle ampie vetrate sono direttamente agganciate alle solette a sbalzo dei piani, ottenendo così grandi trasparenze ispirate all’architettura razionalista europea del Bauhaus e delle Officine Fagus di Gropius. Attraverso l’uso delle serre solari e dei camini di ventilazione nelle torri del vento del lato posteriore ( progettati per introdurre all’interno dell’edificio aria purificata dalle piante delle serre) Capponi crea un sistema moderno di accrescimento dell’efficienza energetica del fabbricato.
Il doppio fronte testimonia l’iter travagliato di questa costruzione, inizialmente destinata ad accogliere il solo Istituto di Botanica, poi anche quello di Zoologia, successivamente sostituito da quello di Chimica Farmaceutica. Ne deriva un assetto definitivo diverso da quello inizialmente previsto, con il ribaltamento della forma ad U sul lato dell’ingresso principale che conferisce maggiore visibilità alle grandi serre curve del basamento vitreo del fronte opposto, attualmente trasformate con l’inserimento di solai e pareti per essere utilizzate come laboratori ed aule.
La scala interna, dalle linee essenziali e impreziosita da un corrimano in ottone sagomato di pregevole fattura, asseconda lo sviluppo verticale del corpo centrale, mentre i corridoi si estendono lungo i volumi orizzontali, illuminati da finestrature a nastro la cui continuità è accentuata dalle cornici in travertino.
Esternamente la struttura non ha subito modifiche rilevanti, sebbene fossero state avanzate anche alcune ipotesi di sopraelevazione, nemmeno a seguito delle importanti variazioni distributive interne dovute al trasferimento dell’Istituto di Chimica Farmaceutica presso una nuova sede.
Nel tempo sono stati sostituiti il rivestimento delle facciate in litoceramica di color bruno con rivestimento in cortina, il rivestimento dei setti murari tra le finestre a nastro in mattoncini di vetro verde con intonaco in color giallo oro e il ferro delle grandi vetrate delle torri posteriori, con alluminio anodizzato.