Il progetto del Memoriale della Grande Guerra “Casa della III Armata” di Fogliano Redipuglia prende avvio dalla riconfigurazione degli spazi esterni ai piedi del Colle Sant’Elia, prospiciente il grande Sacrario Militare. Il progetto fu suddiviso in un primo stralcio funzionale per la realizzazione di una grande area che misura l’estensione bidimensionale di una superficie quadrata di venti metri di lato. Si tratta della prima testimonianza di una serie di opere incentrate sul restauro conservativo del Sacrario Militare di Redipuglia e sulla ridefinizione del ruolo della “Casa della III Armata” all’interno del Parco della Rimembranza.
Gli spazi antistanti la Casa della III Armata erano prevalentemente utilizzati come aree di transito e sosta per i veicoli dei turisti e del personale. Questo uso carrabile degli spazi compresi tra la Casa e la strada regionale 305 di Redipuglia era rafforzato dalla presenza di una rotatoria, la cui isola centrale era rimarcata in elevato da una siepe a forma di stella che si trova quasi perfettamente in asse con il Sacrario. Il progetto di riconfigurazione degli spazi esterni ha previsto innanzitutto la chiusura al traffico veicolare degli spazi antistanti la Casa della III Armata, per favorire la relazione visiva e percettiva tra il Sacrario, la Casa e il colle Sant’Elia. Il tappeto diviene, quindi, il naturale recapito geometrico del Sacrario e cerniera visiva dei percorsi che convogliano tutte le direzioni principali. La sua figura quadrata restituisce dignità formale a uno spazio dai margini indefiniti e scarsamente relazionati con il contesto. All’interno di questo quadrato di 20 metri di lato sono collocate 8.047 pietre, una per ogni Comune italiano, assemblate secondo un motivo geometrico di scomposizione triangolare della forma quadrata, riferibile alle decorazioni lapidee realizzate secondo l’antica tecnica dell’opus sectile, rielaborata agli inizi del ‘900 dalla scuola del Bauhaus in opere pittoriche e di tessitoria, principalmente nel lavoro di Anni Albers. Dopo aver ultimato la rimozione della pavimentazione esistente e abbattuto gli alberi malfermi, il pavimento è stato montato a secco su una struttura di sostegno incassata nel terreno, un sistema costituito da una serie di supporti in acciaio, dimensionati per sostenere i carichi di progetto, sormontati da una griglia metallica sulla quale le singole pietre vengono fissate mediante ancoraggi chimici. Ogni pietra è separata dalle altre in modo da consentire all’impianto d’illuminazione sottostante di lasciar filtrare la luce prigioniera tra le fughe delle pietre. In tal modo, di notte il tappeto lapideo si trasforma in un braciere, una lampada che prosegue l’illuminazione del Sacrario verso la Casa della III Armata offrendo al visitatore uno spazio segnato dal passaggio tenue delle scie luminose sulla superficie naturale della pietra.
La gravità delle pietre frazionate e l’energia luminosa che tende alla loro rarefazione sono pensate come una densa sintesi poetica in cui alle tinte e alle tessiture materiche delle pietre d’Italia si associa il controluce: la sagoma litica in ombra si staglia così su un fondale luminoso, evidenziando i contorni nel passaggio tra i campi a tonalità chiara e quelli a tonalità scura. Grazie a questa modalità figurale quasi elementare, si è approdati a un sottile gioco sintattico in forte dialogo complementare con il Sacrario da un lato e la Casa dall’altro.
Il Tappeto delle Pietre d’Italia trova, tra gli altri, un ulteriore riferimento iconografico nella scena finale del film Schindler’s list, nella quale tutti i sopravvissuti del ghetto di Varsavia passano, uno dopo l’altro, sulla tomba del loro salvatore a deporre una pietra. Le pietre sono infatti legame e memoria, ricordo che si trasfigura in un alto simbolo di riconoscenza, attraverso un passaggio spirituale ininterrotto tra le generazioni; le pietre, come gli uomini, sono “figlie della terra” e conservano una bellezza senza tempo perché contengono la storia dell’uomo, il suo sapere, e perché sono testimoni mute di vita e di morte, di eterna memoria e della forza stessa della vita.