L’Hotel Parco dei Principi è sito tra il quartiere dei Parioli e la storica Villa Borghese, in un’area rettangolare inquadrata da via Frescobaldi (avente l’ingresso principale), via Mercadante, via Raimondi e via Pergolesi, ognuna delle quali è dotata di accesso proprio al lotto.
Ponti si trova a confrontarsi con una struttura preesistente, incompiuta e composta da due livelli fuori terra e due interrati, iniziati per conto della precedente proprietaria, la marchesa Rossi, nell’intento di realizzare un teatro. Con l’acquisto dell’area da parte dell’ingegnere e imprenditore alberghiero napoletano Fernandes tale struttura viene definitivamente trasformata in albergo grazie alla collaborazione progettuale tra Gio Ponti e Ferdinando Chiaromonte.
Il volume di fabbrica è costituito da un corpo centrale alto cinque piani, aggettante rispetto ad un piano basamentale e scandito da una griglia modulare che ingloba i balconi e ridisegna la struttura sul fronte, che termina con fasce di muratura piene, ritmate da vani di finestre differenti tra loro per dimensione e forma. La tripartizione del volume è scandita, a partire dall’attacco a terra, da un alto basamento rivestito in pietra, da un fronte superiore sporgente e continuo per cinque livelli e dall’arretramento del piano attico che si raccorda al filo esterno del fronte inferiore mediante una pergola che ne corona la parete terminale. Riprendendo i motivi già sperimentati a Sorrento nell’omonimo Hotel e per lo stesso committente, Ponti realizza un ideale di albergo di nuova forma e funzionalità, moderno nelle linee ed essenziale, destinato ad accogliere un elevato numero di clienti. Il progetto prevedeva duecento camere tutte con bagno e balconcino panoramico, due American Bar, salone di bellezza, garage, ristoranti e sale per banchetti, riunioni, feste e congressi per oltre mille persone. Gli ambienti comuni sono concatenati l’uno con l’altro creando visuali ininterrotte, gli specchi diffondono la luce e ampliano illusoriamente gli ambienti, le caratteristiche finestre esagonali tagliate a “diamante“ articolano la facciata. La struttura è rivestita esternamente in travertino e mosaico di ceramica dal colore dominante verde che “col tempo dovrà essere aggredita dai rampicanti“, mentre il pavimento interno è in marmo bianco. In piastrelle ceramiche sono i pavimenti delle camere, dove nel verde e nel bianco si inseriscono anche motivi in nero, mentre ciotoli ceramici arrotondati di Joo rivestono la facciata meridionale e parte degli interni. I serramenti in alluminio anodizzato bronzo, i balconi e le recinzioni delle terrazze in alto sono di Del Vecchio. Le veneziane e i tendoni sulla facciata sono di Griesser. La grande sala da pranzo, che per motivi strutturali era interrotta da pesanti pilastri, viene alleggerita dal rivestimento in ciotoli in cui sono incastonati inserti di marmo e le ceramiche maiolicate di Fausto Melotti. Anche il soffitto illusivamente perde di peso grazie non solo all’uso di specchi ma anche di ornamenti a strisce lucidissime. Gli arredi realizzati da Cassina su disegno di Ponti e i lampadari di Candle ideati da Emanuele Ponzio mitigano l’ingombro della struttura. Negli arredi sono inseriti molti prodotti Cassina. In particolare il modello 899 è una poltrona appositamente progettata da Ponti per questa occasione, sia in tessuto (alcantara) che nella variante in similpelle (sky) verde con i fianchi bianchi. Tra i modelli vi sono anche le sedie modello 585 del 1954 di Carlo De Carli con e senza braccioli con struttura lignea nera e rivestimento in tessuto verde.
Il Parco dei Principi di Roma è oggi radicalmente trasformato nella ristrutturazione del design e degli interni da parte degli architetti Massimo e Maurizio Papiri, che si sono ispirati al lusso espresso dalle vecchie ville patrizie dell’antica nobiltà capitolina, vissuta intorno al ’600.