Il progetto ha interpretato il sito, le preesistenze, le ambizioni ed il substrato culturale della committenza cercando di evitare una risposta univoca: la poliedricità multiforme delle tematiche da affrontare si riflette nei pezzi che compongono l’intervento, concepito come collage e stratificazione di segni diversi.
La casa, ad ovest, si apre al parco e ne diviene parte integrante con il corpo del soggiorno che energicamente esce dal terreno per andare a definire con un deciso sbalzo l’area dell’ingresso principale. Ad est la casa cerca rapporti più gentili con il vicinato, il linguaggio cambia e viene lasciato spazio alla decorazione ed alla manipolazione delle superfici. La scala dell’edificio si riduce improvvisamente così come la dimensione delle aperture, producendo un effetto domestico che lega l’intervento al nucleo originario e agli altri edifici di inizio novecento costruiti sul bordo della proprietà.
L’accesso principale si posiziona tra questi volumi così diversi. Un pergolato di glicine definisce uno spazio di collegamento tra i vari corpi, sia esistenti sia di nuova realizzazione.
Il trattamento dei volumi, i rapporti sempre mutevoli nelle diverse prospettive e l’uso dei materiali contribuiscono a creare uno spazio volutamente complesso, quasi urbano: un agglomerato di costruzioni che avvicinandosi l’una all’altra ed a volte intersecandosi tra di loro, definisce spazi per la vita privata della famiglia, ma anche zone all’interno e all’esterno adatte a ricevimenti e feste.
(Relazione tratta dal progettista)