La Facoltà giuridica e di scienze politiche fa parte del grande complesso d’epoca fascista della Città Universitaria della Sapienza, inaugurato nel 1935. Esso nasce da uno schema a pianta basilicale a transetto e si basa sui principi della simmetria e dell’ordine, scandito da edifici spogli da qualsiasi tipo di decorazione ritenuta superficiale.
I lavori per la Facoltà giuridica ebbero inizio nel 1933 e nel corso degli anni si sono susseguite varie modifiche, sia a livello planimetrico che volumetrico, che mostrano l’edificio nello stato attuale.
Il progetto di Rapisardi si affianca il corpo centrale del Rettorato, creando un organismo unitario dal punto di vista volumetrico
Dal punto di vista planimetrico, Rapisardi lavora in maniera simmetrica rispetto alla Facoltà di Lettere, anch’essa realizzata sotto sua progettazione. La pianta è divisa in due zone, a seconda delle funzioni: una dedicata alla facoltà e agli istituti, un’altra ospitante grandi aule, servite da uno scalone e un grande vestibolo a servizio della notevole massa di studenti.
In 5300 mq, l’edificio ospita due grandi aule da 250 posti, un’aula magna da 750, 10 aule minori a servizio dei vari istituti presenti all’interno della facoltà, ed altri 270 ambienti.
Rapisardi decide di dividere gli ingressi per gestire il flusso di studenti: sul prospetto centrale si trova il monumentale ingresso principale destinato alla facoltà di giurisprudenza; due ingressi riservati agli studi di scienze politiche posti nel cortile; uno per scienze statistiche sul lato posteriore (considerando la minore affluenza).
L’opera di Rapisardi si inserisce in un contesto culturale italiano ben definito e segue i principi dell’architettura fascista: ne è per esempio testimonianza il sistema strutturale. Si tratta di un’ossatura portante mista di cemento armato e muratura, nascosta ed impreziosita dall’utilizzo del travertino.
Infatti, così come il Rettorato, il prospetto verso il piazzale della Minerva (quello che più risente della subordinazione del Rettorato) viene interamente rivestito in travertino ed è caratterizzato da grandi bassorilievi di Dioscuri di Corrado Vigni. Esso presenta un ritmo di aperture regolare, che viene interrotto da un improvviso svuotamento di questo grande volume pieno. Qui è collocato l’ingresso principale, a cui si accede tramite una grande scalinata, che conferisce all’edificio la sua incombenza monumentale, tipica dell’architettura fascista.
E’ evidente la differenza nell’uso dei materiali, meno pregiati nelle parti poste in secondo piano rispetto al piazzale centrale: il resto dell’edificio è infatti intonacato e presenta solo zoccolo e cornici in travertino.
Il progetto di Rapisardi subisce delle modifiche nel tempo: ci sono pervenute testimonianze dell’intervento di Francesco Guidi (1955-1960) ed un’ulteriore operazione negli anni ’80 che ha portato alla soprelevazione di un piano, con struttura prefabbricata, dei due corpi lunghi paralleli all’aula magna, ad opera dell’Ufficio Tecnico.