L’edificio, progettato dallo studio svizzero Herzog & de Meuron per la sede dell’azienda vinicola della famiglia Moueix, si colloca nel Napa Valley, tra una zona pianeggiante e un versante della collina su cui crescono dei preziosi vigneti. Esso si staglia come una linea orizzontale contro lo sfondo dei monti Mayacamas, raggiungendo una certa monumentalità attraverso il programma e il sito. Come ogni buon monumento supera in dimensioni tutto ciò che lo circonda: il volume si estende per circa 135 metri lungo l’asse nord – sud, è largo 24 metri ed è alto 8 metri, definendo una superficie utile di circa 4100 mq.
Nonostante l’autorevolezza dimensionale e il suo carattere di segno nel paesaggio, l’architettura in questione si vuole confrontare in modo non invasivo con il contesto che lo ospita, riferendosi alle costruzioni rurali in pietra del luogo. Non a caso si tratta di un prisma parallelepipedo, opportunamente svuotato e permeabile, che filtra il violento sole californiano, generando una materializzazione completamente nuova del concetto di trasparenza.
L’architetto Jacques Herzog ha affermato che quest’architettura può essere paragonata ad un opera di Land Art, come quelle dell’artista inglese Richard Long e quindi la capacità di creare un equilibrato contrasto tra l’imperfezione di ogni singola pietra e la perfezione assoluta della forma data dall’insieme, tra la casualità dell’elemento naturale e la precisione del processo di astrazione imposto dall’artista e in questo caso dagli architetti.
L’azienda Dominus, infatti, ha aperto una nuova dimensione nella ricerca compositiva di Herzog & de Meuron per quanto riguarda la definizione di involucro e forma, di pelle e corpo, che porta alla definizione di un “nuovo” sistema tecnologico/formale, attraverso la cosiddetta “parete di pietra ingabbiata”.
Si tratta di un sistema di gabbie con rete d’acciaio riempite di pietre basaltiche irregolari e raccolte dal vicino American Canyon. Le pietre si fanno più piccole man mano che la facciata sale, permettendo alla luce di filtrare e smaterializzando la sommità dell’edificio. In basso i ciottoli si fanno più fitti per impedire ai serpenti a sonagli di farsi il nido tra le pietre e per dare all’edificio una base visiva. Il monolito di pietra costituisce soltanto un puro e semplice involucro. Le vere chiusure verticali sono una combinazione di pannelli di calcestruzzo prefabbricato e carpenteria in acciaio, tutto quanto a vista. Dietro le pietre, nei punti più strategici dove la luce deve entrare a rischiarare l’interno, è presente il vetro, con infissi apribili per permettere l’areazione e la pulizia.
La struttura portante è costituita da pilastri scatolari in acciaio a sezione quadrata con la presenza di controventature sempre in acciaio. Le pareti con i gabbioni di pietra, pur non avendo una funzione strutturale primaria, contribuiscono alla struttura verticale, poiché definiscono un sistema costruttivo continuo in muratura.
L’edificio assume così l’aspetto di un monolite massiccio dal quale si aprono due varchi di ingresso che sono stati concepiti come dei veri e propri portali. Uno di questi, quello principale, conduce verso il vigneto, l’altro invece è un’apertura di servizio per gli autocarri. Il varco più grande è in asse con il percorso lineare che attraversa tutto il vigneto e che risulta essere l’unico segno ortogonale all’edificio e al sistema delle vigne. Dall’interno di questo portale che funge da area–reception si diramano i percorsi principali che portano alle diverse unità funzionali dell’edificio che si dispongono in sequenza lineare e trasversale al senso dei portali e definiscono sia degli spazi a due livelli che a doppia altezza.
Al livello zero è presente la sala con le grandi cisterne cromate dove avviene la prima fase della fermentazione del vino, la cantina per i visitatori con le file dei barili in quercia francese con annessa sala di degustazione e il magazzino per l’imbottigliamento e lo stoccaggio. Al livello superiore invece sono presenti i locali di servizio e gli uffici che sono circondati da delle balconate, dove le gabbie fungono da parasole. Il carattere di semitrasparenza permette all’edificio di apparire la notte come un monolito luminoso.