Progettata dallo studio Gustafson Porter + Bowman, la Diana, Princess of Wales Memorial Fountain è stata inaugurata nel 2004 alla presenza della regina Elisabetta II. L’opera è situata nel cuore di Hyde Park che, insieme ad altri otto tra i più grandi spazi aperti di Londra, è di proprietà della Corona ed è gestito dal Secretary of State for Digital, Culture, Media and Sport.
La fontana-memoriale è un unico grande oggetto in granito bianco di Cornovaglia che, con la sua forma di ovale schiacciato, asseconda la topografia del prato su cui insiste.
Nel punto più alto, sfruttando la leggera pendenza, sgorgano circa 100 litri d’acqua al secondo che scorrono ad est e ad ovest fino ad arrivare più a sud nel bacino di acqua ferma.
A seconda dell’articolazione del fondo della fontana l’acqua assume diverse forme, scorre a diverse velocità, produce diversi suoni e, addirittura, è definita con nomi diversi: (ad est) ‘Swoosh’, ‘Stepped Cascade’, ‘Rock and Roll’; (ad ovest) ‘Mountain Stream’, ‘Bubbles’, ‘Chaddar Cascade’.
Il concept da cui prende forma l’intero progetto è legato a due dei tratti distintivi della figura di Diana, inclusività e accessibilità, sintetizzati nel motto ‘reaching out – letting in’ / ‘tendere la mano – lasciar entrare’.
L’iter progettuale dell’opera è stato decisamente articolato e complesso: inizialmente modelli in gesso e in argilla sono serviti per elaborare le forme di base, poi un tentativo di modellazione in Rhino ha dimostrato ben presto i suoi limiti, infine la scelta di utilizzare la tecnica del taglio a controllo numerico per realizzare i blocchi che compongono il fondo della fontana (545 file di modelli digitali, per altrettanti blocchi).
Diverse competenze tecniche, poi, sono state necessarie per gestire il processo costruttivo: paesaggisti, specialisti di modellistica informatica, ingegneri, esperti di idraulica e mastri scalpellini hanno lavorato insieme in tutte le fasi, dal modello digitale ispirato a tessuti e a materiali naturali; al taglio della pietra e alla sua lavorazione; alla posa in opera dei blocchi. Una combinazione, dunque, di tecniche contemporanee e tradizionali, di abili artigiani e tecniche di produzione all’avanguardia.
È interessante sottolineare come la tipologia del memoriale sia stata declinata da Gustafson Porter + Bowman in una forma piuttosto inusuale. Non si tratta, infatti, di uno spazio intimo dedicato al ricordo, alla riflessione ed alla commemorazione, ma al contrario di uno spazio pubblico vitale e animato.
Un memoriale che funziona come un playground, uno spazio che fornisce una sollecitazione non autoritaria all’interazione. Elementi come l’acqua, in tutte le sue forme ed i suoi comportamenti, e come la presenza di un recinto, che invita a prendere posizione, a scegliere se stare dentro o fuori, funzionano come veri e propri dispositivi ludici.
In questo senso, si noti che a tre anni dalla scomparsa di Lady D, nel 2000, sono stati inaugurati altri due memoriali sui generis:
– un playground ispirato alle fantastiche storie di Peter Pan, il Diana Memorial Playground all’interno dei Kensigton Gardens,
– una passeggiata commemorativa lunga circa sette miglia, la Diana Princess of Wales Memorial Walk, segnata a terra da 90 placche, che lambisce una serie di luoghi associati alla vita della Principessa (Kensington Palace, Buckingham Palace, Clarence House e St James’s Palace tra gli altri).