Mario de Renzi è uno dei protagonisti della ricostruzione italiana che hanno partecipato alla realizzazione di nuovi edifici residenziali pubblici nell’immediato secondo dopoguerra. Quest’iniziativa è stata incentivata dalla legge Fanfani, la quale aveva predisposto una notevole quantità di alloggi adatta ad accogliere a Roma flussi migratori di lavoratori, provenienti da tutto il paese. L’intervento, gestito dall’INA-Casa (Istituto Nazionale delle Assicurazioni), voleva favorire, oltre al rilancio dell’attività edilizia, anche l’assorbimento di un considerevole numero di disoccupati. Nel 1949 Mario de Renzi inizia a Roma la costruzione di quattro palazzine di questo tipo, intese come doppio sistema “ainato”, all’incrocio tra via Venturi e via Tommasini.
Ogni palazzina è composta da cinque piani, con il piano terra (lato via Venturi) occupato da negozi. I due volumi sono connessi da un’entrata con pensilina che si sviluppa su uno piano molto luminoso e assicura l’accesso unico alle due palazzine. In ciascun volume la distribuzione degli appartamenti è centrale, il che ha permesso all’architetto di distribuire gli ambienti principali delle abitazioni lungo le facciate. I piani primo, secondo e terzo sono identici, con balcone e terrazze aggettanti in facciata. Il quarto piano è circondato da una terrazza perimetrale, interna al profilo generale del volume e protetta da un tetto sporgente. L’accesso principale è da via Venturi.
Le palazzine si trovano in un quartiere residenziale, costituito da una gran numero di blocchi di abitazioni con dimensione identiche (la loro altezza varia tra 15 e 20 metri) e separati tra loro da parcheggi e giardini comuni. Questo complesso è dunque bene integrato nel suo contesto, benché si contraddistingua, rispetto all’intorno, da una particolare articolazione della facciata e da una spiccata qualità architettonica. L’architetto voleva anche negare il concetto di lotto come modulo di crescita della città. De Renzi ha giocato con luci e ombre, pieni e vuoti, con cavità e elementi annessi alla facciata: sono interessanti i balconi sul lato di via Tommasini e di via Marangoni che permettono di rendere dinamico il complesso. I due volumi sono costituiti da una rigida simmetria e l’entrata rappresenta l’asse centrale. Il tetto sporgente sottolinea, molto elegantemente, la qualità degli esiti espressivi raggiunta in questo edificio. La struttura, è fatta di putrelle e colonne di cemento armato e attuata per frammenti. Il piano terra è ricoperto da Travertino Romano, il che dimostra la volontà di affrancarsi da una modalità insediativa pensata inizialmente per la classe operaia e divenuta nel tempo, come tipologia consolidata, sinonimo di un abitare borghese.