Alloggi per studenti nel Convitto “Vittorio Locchi”

Giancarlo Rosa

Via Carlo Spinola, 11, Roma, RM, Italia, 1968-1969


Nel quadro di un programma edilizio più vasto, in prossimità dell’edificio del Convitto, la costruzione della Casa delle Studentesse sorge all’interno del parco privato sulla sommità di una collinetta, nei pressi dell’antico letto del fiume Almone, dove in epoca romana era una villa suburbana. Costruita tra il 1968 e il 1969, la Casa è situata al limite est del quartiere della Garbatella, in vista della via Cristoforo Colombo.

I limiti imposti dal P.R.G., mantenimento delle volumetrie esistenti, più che componente riduttiva hanno costituito, per Rosa, uno stimolo a trovare la migliore delle soluzioni possibili. Sfruttando la cubatura massima consentita, appena 1145 mc per 168 mq di superficie coperta in virtù di una costruzione esistente poi demolita, Rosa realizza un edificio con una articolata distribuzione degli spazi interni, che trovano un naturale compimento nella composizione dei fronti esterni.

La scoperta dei resti di una cisterna romana, annessa alla villa suburbana, ha costituito uno stimolo ulteriore per il processo progettuale di Rosa, che ha posizionato il nuovo edificio frontalmente al rudere; l’antico reperto dialoga con la nuova costruzione contrapponendosi in negativo, in un ambito semi-ipogeo, all’elevato della nuova residenza.

La soluzione adottata è stata quella di racchiudere tutto l’organismo edilizio in un volume, che pur presentandosi sostanzialmente compatto è sapientemente scavato in relazione alle funzioni degli spazi interni.

Tre livelli: un piano interrato, un piano terra ed un primo piano, costituiscono l’intero corpo di fabbrica; un solarium in copertura, arricchito dalle volumetrie dei lucernari che assicurano illuminazione naturale ai servizi sottostanti, consente la visione dall’alto dell’intera area circostante.

Il programma edilizio richiedeva alloggi per almeno quindici studentesse, oltre agli spazi destinati alla distribuzione orizzontale e verticale, ivi incluso l’ingresso principale. L’idea è stata di operare sulla sezione dell’edificio con uno slittamento del blocco delle stanze del primo piano rispetto a quelle del piano terreno, riuscendo ad assicurare qualità architettonica agli spazi interni, e ottenendo sul lato ovest dell’edificio, al primo piano davanti alle stanze, uno spazio di relazione che implementa la possibilità di scambio e condivisione del tempo libero. Dodici stanze, sei per piano, dotate ciascuna di servizio igienico e complementi fissi di arredo, disegnati per l’occasione dallo stesso Rosa; le stanze al piano terra si arricchiscono di una piccola loggia pertinenziale, effetto dello slittamento

La distinzione tra le stanze, aggregate per accostamento speculare lungo il lato est, e gli spazi di distribuzione e di relazione, sul lato ovest, ha determinato un fronte pubblico, molto chiuso verso strada, ed uno privato con le stanze aperte sul giardino.

La struttura, costituita da un telaio in cemento armato, si evidenzia all’esterno con la finitura a faccia vista degli architravi e degli intradossi delle aperture, incluse quelle delle piccole logge poste lungo il lato est.

Una ricerca stilistica rigorosa ha suggerito a Rosa la scelta di materiali tradizionali, di uso comune, laterizio, legno, metallo. Il magistrale impiego dei mattoni doppio UNI a superficie scabra, disposti in fase di progetto uno ad uno, adoperati sia costruttivamente che per alcuni dettagli, colloca questa residenza nel mezzo dell’ambiente naturalistico, e rammenta al contempo una scena urbana di stampo nord europeo.

I numerosi schizzi, dall’impianto generale fino al più piccolo particolare, testimoniano l’accurato processo progettuale teso a ribadire il fine ultimo del progettare, che è la costruzione e con essa l’idea, il disegno e lo schizzo.

La cura del dettaglio è estesa e minuziosa dal continuo colloquio con ogni singolo artigiano. Si spazia dai particolari esecutivi delle soglie prefabbricate per le finestre; del portone d’ingresso, in acciaio inox e profilati di ferro; al parapetto in tubolare metallico del solarium; e fino agli infissi monoblocco in legno disegnati al vero, in ogni loro componente; dai dettagli di finitura della scala interna, finanche alla griglia metallica posta a protezione dell’impianto radicale degli alberi all’esterno, indice di una estrema attenzione alla qualità del risultato, fermamente convinto che tale circostanza sia strettamente correlata alla qualità della vita di coloro che abiteranno quegli spazi.

Autore Scheda
Tommaso Brasiliano
Revisori
Redazione ArchiDiAP
Dettagli del progetto
Stato dell'opera

Originale

Funzione

Residenze universitarie/studentati

Tags

Architettura degli Interni, garbatella, roma

Categoria di intervento

ex novo


G.Rosa Taccuino
Fonte
Monografie

Mariano, Fabio. Giancarlo Rosa, La casa, il disegno, la città. Roma: Edizioni Kappa, 1984.

Grimaldi, Andrea. Giancarlo Rosa. Autoritratto di una generazione (1920-1950). Siracusa: LetteraVentidue Edizioni, 2021, ISBN 978-88-6242-572-8.

Articoli in rivista

Gresleri, Glauco. Architetture di A. Cornoldi, G. Rosa, A. Sajeva. In: Parametro. Faenza: Faenza Editrice, 1979, n. n. 82 dicembre, dicembre 1979 p. p. 35.

Articoli su libro

Rossi, Piero Ostilio. In: Roma, Guida all’architettura moderna 1909-1984. Editori Laterza, 1984, ISBN 88-420-2509-7. p. p. 273..

Moltedo, Alida, Paolina La Franca (a cura di). In: Disegni di architettura. Schizzi e studi di opere romane dal dopoguerra agli anni ottanta. Gangemi Editore, 1995, ISBN 88-7448-630-8. p. pp. 102-103-201..