TESTO
Chi è Luigi Prestinenza Puglisi?
Un critico di architettura.
Ho letto il Suo "Breve corso di scrittura critica", dove propone un metodo per evitare due errori essenziali: annoiare il lettore e rendere complesso l’inutile. Ci descrive brevemente il profilo di un critico ideale?
Un giornalista che ha le spalle dritte e conosce bene l’arte e la filosofia.
Come si matura una capacità di giudizio lucida ed attendibile e cosa si intende per “esercizio della critica architettonica”?
Leggendo attentamente le opere e capendo cosa l’architetto vuole dire e cosa ti nasconde. E poi bisogna capire se quello che vuole dire e che ti nasconde abbia un senso oggi.
Ci può parlare dell’AIAC (Associazione Italiana di Architettura e Critica)?
L’AIAC è una associazione che abbiamo fondato per promuovere il talento. Sembrerebbe una banalità ma in Italia è una sfida titanica.
Ha ancora senso parlare di architettura in Italia, un paese in cui sostanzialmente prevale l’edilizia?
Si ha senso più che mai, perché è bene che in Italia si faccia più architettura e meno edilizia.
In che modo l’architettura italiana può affrancarsi da una certa marginalità internazionale: potrebbe indicare tre requisiti che Lei reputa prioritari?
Solo due. Sprovincializzandosi: in parte sta avvenendo. E poi acquistando più coraggio: non sta avvenendo.
Una citazione su tutte?
Le vittorie si costruiscono, sono solo le sconfitte che si improvvisano.
Il sito www.presstletter.com è oggi un punto di riferimento per ogni internauta appassionato di architettura. Non si corre il rischio però che un continuo ed eccessivo edonismo mediatico possa alterare il significato di certi argomenti proposti in rete, pregiudicando una reale efficacia dialettica e favorendo un inevitabile livellamento culturale? Mutuando le parole di Andy Warhol: quindici minuti di gloria o una sana architettura partecipata?
Si, a volte si parla troppo. Ma non parlare è peggio.
Il libro della sua vita, quello che regalerebbe al nipotino per fargli capire cos’è l’architettura e quello infine che comprerebbe ad un lettore occasionale?
La vita istruzioni per l’uso di Georges Perec e poi la Critica del giudizio di Immanuel Kant, un libro con il quale mi scontro da trent’anni. Mi appassiona: mi sembra il punto da cui si sviluppa la cultura contemporanea. Per adesso sono riuscito a capirne il 67,35%. Conto, prima di morire, di arrivare a capirlo tutto. Credo però che per il nipotino non andrebbe bene, almeno sino alla fine del liceo. Forse non andrebbe bene neanche Perec. In questo caso, gli comprerei il libro Cuore di De Amicis, un insopportabile polpettone romantico ma che tocca e sviluppa le corde buone dell’anima. Mio padre, che era un uomo dell’ottocento, me ne faceva trovare ogni settimana un capitolo, perché lo comprava in edicola a puntate. Credo che più o meno, con me, abbia funzionato.