La “Geometria gentile” del prof. R. Migliari

Sara Lucci

Roma , 2016

05
Dic
2016
AUTORE
saralu
REVISORE
Redazione ArchiDiAP
Nato nel 1947 dal 1990 è professore di ruolo di prima fascia e dal 1993 titolare della cattedra di Fondamenti e Applicazioni della Geometria Descrittiva presso la Facoltà di Architettura della ‘Sapienza’ - Università degli Studi di Roma. Nel 2016 ha chiesto di essere collocato a riposo con un anno di anticipo.
E' impegnato assiduamente nella ricerca, e, in particolare, nel rinnovamento degli studi sulla rappresentazione scientifica dello spazio. Ha coordinato molti progetti di ricerca di interesse nazionale.
E' autore di oltre cento pubblicazioni.

TESTO

Ad oltre 40 anni dalla sua prima lezione, si appresta a terminare il suo ultimo corso da docente. Quali sono le emozioni che prova?
La mia vita, come quella di chiunque altro, è stata densa di mutamenti. Il pensionamento è uno dei tanti: cerco un nuovo assetto, guardo al futuro, e anche più in là. Il rammarico di non fare più lezione è compensato dalla consapevolezza di lasciare spazio ai tanti più giovani che hanno intrapreso la carriera accademica. Con alcuni di loro ho condiviso studi e risultati, li conosco e so che sapranno far meglio di me.

Come è cambiato, secondo Lei, il metodo di insegnamento con l'avvento dell'era digitalizzata? C'è stato un reale progresso o si è perso qualcosa?
C'è stato un notevole progresso, perché le tecniche di rappresentazione digitale e particolarmente la rappresentazione matematica permettono ora di affrontare, nell'insegnamento, argomenti che prima erano improponibili a causa delle difficoltà grafiche e di visualizzazione. Basti pensare che prima si lavorava con riga e compasso, come ai tempi di Euclide, e perciò si potevano utilizzare, nelle costruzioni come nelle dimostrazioni, soltanto la retta e il cerchio. Oggi, qualsiasi curva può esser tracciata con la stessa accuratezza e questo permette l'utilizzo delle coniche. Ma non solo: oggi si possono tracciare non solo linee, ma anche superfici, nello spazio 3D. Ciò significa poter utilizzare, nella soluzione di un problema, la sfera, il paraboloide, l'iperboloide, l'ellissoide, il toro (sono solo esempi) e il tutto con una accuratezza che è cento volte migliore di quella grafica.
Farò un esempio: nel 1600 François Viète sfidò i suoi colleghi matematici a risolvere il problema di Apollonio (dati tre elementi qualsiasi scelti tra punti e rette costruire la circonferenza, o le circonferenze, che toccano tutti e tre). Un matematico belga, Adriaan Van Roomen, diede una soluzione che proponeva l'uso dell'iperbole per trovare i centri delle circonferenze che soddisfano le condizioni poste. Viète gli rispose con un sarcasmo offensivo, perché, allontanandosi dalla lezione degli antichi, non si era servito solo della riga e del compasso e perché la soluzione non era praticabile a causa della inesattezza nel tracciamento della iperbole. Oggi possiamo risolvere il medesimo problema, ma nello spazio, costruendo le sfere che toccano quattro elementi scelti tra punti, rette e piani e tutto ciò con una accuratezza maggiore di quella del compasso.
Naturalmente, questo è solo un esempio: se ne potrebbero citare molti altri, dalla costruzione degli assi del cono quadrico, alla soluzione del problema del vertice di piramide.
In tutto ciò, si è perso qualcosa?
Sì, purtroppo si è persa la manualità, l'abilità nel disegno, la luce che si ottiene con l'acquerello.
Ottenere uno stile personale con il disegno manuale è facile, perché il segno, di penna o pennello, ognuno ha il suo.
Ottenere uno stile personale con il computer è molto, molto più difficile.

La sua carriera è stata costellata di collaborazioni importanti e incarichi prestigiosi. Quale ricorda con più affetto?
Non c'è incarico di maggiore importanza e responsabilità dell'insegnamento. Nessuno degli incarichi che ho svolto mi ha dato le stesse soddisfazioni che mi ha dato suscitare anche solo un poco di curiosità e interesse per la scienza in uno studente.

Nella sua instancabile attività di ricerca, ha portato avanti un processo di rinnovamento importantissimo nel campo della Geometria Descrittiva. Da dove nasce questa passione? Cosa l'ha spinta nel corso degli anni a voler mettersi sempre in gioco?
Questa passione me l'ha trasmessa Orseolo Fasolo, che è stato prima il mio Professore, poi il mio Maestro.
Cosa mi ha spinto a "mettermi in gioco"? Ancora il senso di responsabilità nei confronti degli studenti e del compito di formarli. Alla fine degli anni Ottanta, con l'avvento dei primi programmi per la rappresentazione tridimensionale su PC, era impossibile non aggiornare i contenuti dell'insegnamento. Cosa avrebbero fatto i miei studenti se, approdati in uno studio professionale da neo-laureati, non avessero avuto anche solo un minimo di conoscenza delle tecniche di disegno digitale e modellazione informatica?
Questo è stato il mio pensiero, allora.
E non è stata una sine-cura, lo confesso. I software cambiavano continuamente e, all'inizio, non mi era nemmeno chiaro perché alcuni proponevano un approccio alla geometria di tipo tradizionale, perciò più facilmente comprensibile, e altri proponevano forme già bell'e pronte da modificare. Col senno di poi: era la differenza tra l'approccio matematico e l'approccio numerico (tra NURBS e mesh, per capirci). C'è stato un periodo in cui ho studiato forsennatamente tutto ciò che mi capitava a tiro, in fatto di software, e ho cercato di classificare quello che vedevo e imparavo.
Un primo grande aiuto mi venne dalla Bentley (Microstation), che mise tutta la gamma dei suoi prodotti gratuitamente a disposizione di docenti e studenti. Un altro aiuto formidabile l'ho avuto da Think3 (thinkdesign), che pure ha fornito il software gratuitamente alle scuole e alle Università. Questo software non posso scordarlo, perché è in assoluto il migliore che io abbia utilizzato non solo per la potenza dei suoi comandi, ma soprattutto per la chiarezza delle istruzioni. Tra l'altro è l'unico, che io conosca, che utilizzi non solo le equazioni NURBS, ma anche le equazioni classiche, quando ciò è possibile, ad esempio nella descrizione delle superfici luogo geometrico. Ciò comporta un incremento notevole nell'accuratezza del sistema, rispetto ad altri.
Mi sono permesso di fare questi nomi, io che detesto ogni sorta di pubblicità nascosta, perché voglio riconoscere a queste aziende una sensibilità verso la diffusione della conoscenza e la formazione dei giovani che poche altre hanno avuto, e quelle poche, tardivamente.

Quali sono i consigli che darebbe a noi giovani studenti per poter avere un futuro nel campo lavorativo, soprattutto considerando la crisi che ci troviamo ad affrontare?
Avere una buona conoscenza della lingua inglese. Allargare gli orizzonti, fare esperienza all'estero.
Coltivare i propri interessi, quali essi siano, perché quando facciamo ciò che ci piace, lo facciamo bene. Avere spirito imprenditoriale, il che vuol dire non temere di intraprendere un'attività propria.

Molti giovani si trovano costretti ad emigrare all'estero per poter avere più opportunità di lavoro. Quale pensa sia la chiave per poter costruire una futura generazione di architetti che possa imporsi ed essere competitiva sia in Italia sia all'estero?
Credo che in un futuro a breve termine ci sarà molto lavoro per chi ha competenze nel restauro e nel consolidamento strutturale, anche e soprattutto con finalità antisismiche. E non lo dico ora perché c'è appena stata una sequenza impressionante di terremoti anche a Roma. Penso da sempre che ci sia più spazio per le competenze, che per il narcisismo. Più spazio per seri professionisti che sanno dare sicurezza a un edificio e alle persone che lo abitano, di quanto non ce ne sia per le 'archistar'. Credo che per la società sia più prezioso un onesto intervento che sappia rispettare e riqualificare l'ambiente in cui è inserito, di quanto non sia utile l'intervento fatto per stupire, senza limiti, senza ragione. L'Italia è ancora molto indietro nel settore della prevenzione e il Corso di Laurea triennale della nostra Facoltà, con la sua laurea magistrale in Restauro, è una strada privilegiata e unica per formare queste competenze.

Come è nata, in Lei, la passione per l'architettura? E quale è stata, nella sua esperienza personale, la chiave per mantenere sempre acceso il fuoco di quella passione?
Mi regalarono due piccole monografie su Wright e su Le Corbusier e mi colpirono quelle due visioni così diverse del mondo e così entrambe profondamente permeate d'ottimismo. Forse quell'ottimismo oggi non l'abbiamo più. Si è persa la speranza di un mondo migliore, o forse sono io che non vedo il progetto di un mondo migliore. In fondo qualcosa c'è: una coscienza ecologica che prima mancava, il desiderio di un ritorno alla natura. Ma una spinta potente come quella che animava le visioni di Wright e Le Corbusier, non la sento più. Sta a voi giovani ritrovarla.

Se dovesse fare un bilancio del suo percorso da docente, pensa che l'università sia migliore oggi, rispetto a come la trovò oltre 40 anni fa?
Migliore nei risultati della ricerca e, conseguentemente, nei contenuti dell'insegnamento, peggiore nelle forme che regolano la vita accademica. Nel 1980 fu fatta una riforma (legge 382) che ebbe un impatto benefico, per lungo tempo. Oggi viviamo invece una crisi profonda. Al punto che molti giovani si scoraggiano e non tentano neppure l'accesso alla carriera accademica. Il nostro mestiere ha perso il prestigio che aveva un tempo. Ma entrare nel merito di questa questione ci porterebbe lontano dai temi più alti che abbiamo trattato sin qui.

Un testo che consiglierebbe di leggere ad un giovane studente di architettura?
Consiglierei la lettura in ogni caso, il che è già molto nell'era di Internet e delle App. Qualunque buon libro. Ma consiglierei anche di ascoltare tanta buona musica e persino di riscoprire la contemplazione dell'arte e della buona pittura. E poi ogni generazione ha i suoi libri, come ogni stagione ha i suoi interpreti. Quando avevo la vostra età leggevo Sigfried Giedion e Bruno Zevi. Ma anche oggi ci sono ottimi scrittori, come Antonino Saggio e Luigi Prestinenza Puglisi.
Piuttosto vorrei dare un consiglio: se non capite quel che leggete, non scoraggiatevi e, soprattutto, non pensate di essere inadeguati. Molto probabilmente il vostro Autore non sa esprimere le sue idee in modo semplice e chiaro, molto probabilmente il vostro Autore non ha idee chiare. Spesso l'uso di uno stile ridondante di parole difficili, neologismi e periodi complicati, nasconde povertà di pensiero.

Ora che si appresta a chiudere la sua esperienza da docente universitario, quali sono i suoi progetti futuri?
Credo che continuerò a studiare, per forza di inerzia. Ma vorrei anche scrivere di geometria descrittiva e illustrare il mio libro, come ho sempre fatto. Con una differenza, però. In passato sono stato condizionato dalla necessità di pubblicare in modo, diciamo, tradizionale, come tutti i professori universitari, che sono valutati in base al numero delle pubblicazioni o delle citazioni. Ciò significa avere un editore, il quale cercherà il suo guadagno nelle tasche di chi vuole o deve leggere, per varie ragioni. Oggi, invece, posso permettermi il lusso di pubblicare su Internet, attraverso il mio sito, Migliari.it, in modo totalmente libero: è una grande conquista e non sono il solo a farlo.

Un auspicio per il futuro?
Che possiate vivere senza padroni, facendo un lavoro che vi appassiona, come è stato per me.