Situato in prossimità della via Trionfale e della stazione ferroviaria di Sant’Onofrio, sulla linea Roma-Viterbo, il complesso di Santa Maria della Pietà è costituito da 34 edifici per una superficie complessiva di 20.000 metri quadrati.
I fase: 1907-1926
Con delibera del 20 dicembre 1906 il Consiglio provinciale approva la proposta avanzata dalla Delegazione per la costruzione dell’ospedale a Monte Mario, nell’area a Sant’Onofrio di proprietà Persi e Ghezzi, avviandone le pratiche di acquisizione. Dopo un primo concorso bandito il 15 agosto 1904, il 29 gennaio 1907 vengono approvate le norme per il secondo concorso. Il progetto scelto è quello presentato dagli ingegneri Silvio Chiera ed Edgardo Negri.
Nel 1907 vengono avviate le operazioni per la delimitazione dell’area per la nuova costruzione. Si decide che il complesso manicomiale deve essere stanziato nella località S. Onofrio, nella parte più elevata dell’area. Il progetto prevede un raccordo stradale e un cavalcavia, sistemati tra il piazzale di ingresso al manicomio e la via Trionfale. I vari elementi che comporranno il complesso, seguono il naturale andamento del terreno. Elemento ordinatore del piano è l’asse principale, che, con andamento Nord-Est/Sud-Ovest si dispone quasi perpendicolarmente al tracciato della ferrovia; su di esso vengono disposti gli edifici e le aree di rilevanza collettiva. Il medesimo asse costituisce anche l’elemento di divisione tra i reparti destinati agli uomini e quelli destinati alle donne e ai fanciulli, disposti nelle zone laterali. I padiglioni per i degenti vengono divisi in base al tipo di attività medica prevista e alla patologia degli assegnatari, mentre nella zona periferica sono sistemati i piccoli ospedali per i contagiosi e, in prossimità dell’ingresso principale, l’edificio della Necroscopia. Tutti gli edifici, distanti reciprocamente circa 50 metri, si dispongono asimmetricamente rispetto all’asse principale, sul quale si aprono anche larghi piazzali. L’elemento ordinatore vero e proprio è costituito dal grande percorso anulare che, con i suoi 1060 metri lineari di lunghezza costituisce la maggiore arteria del complesso; all’interno dell’area individuata dall’anello viario e in posizione eccentrica rispetto a esso, vi è un grande piazzale di 240 metri di diametro che rappresenta il cuore dell’intero impianto, con valore di spazio aggregativo; dal raccordo anulare hanno inizio una serie di collegamenti secondari dall’andamento irregolare che formano il tessuto viario connettivo tra gli edifici del sistema, perimetrando gli spazi verdi che circondano ogni padiglione o elemento di servizio. Ciascun edificio, simula nelle sobrie linee architettoniche il consueto palazzo cittadino ad appartamenti, con impianto simmetrico, robuste fasce marcapiano, finestre modanate e a edicola ai piani nobili. Particolare cura è nella definizione degli edifici insistenti sull’asse principale, caratterizzati da una maggiore attenzione ai dettagli, dalla partizione verticale, e dall’accentuazione dell’ingresso e del corpo centrale, spesso in aggetto o rientrante rispetto alle porzioni laterali e sormontato da un timpano curvilineo o triangolare.
II fase: 1927-1999
Al progetto originario viene aggiunto un ulteriore edificio. Il nuovo padiglione diventa un reparto dell’ospedale dedicato alle cure dei minori di 14 anni recuperabili. Con la legge 180/1978, nota come Riforma Basaglia, si dispone a livello nazionale la chiusura dei manicomi e il rifiuto dell’accettazione di nuovi pazienti. Dal gennaio 1979 l’ex manicomio di Santa Maria della Pietà è parte di una Unità (poi Azienda) Sanitaria Locale e alcuni padiglioni sono occupati da uffici del Comune di Roma, altri da associazioni. Già dall’anno precedente si era avviato il progressivo svuotamento della struttura dai pazienti; l’ospedale provinciale è definitivamente chiuso nel dicembre dello stesso anno.
III fase: dal 2000
Con i fondi destinati al grande Giubileo del 2000 i cinque padiglioni V, IX, XI, XIII e XV divengono oggetto di interventi di ristrutturazione e restauro, per essere destinati a ospitare attività ricettive e culturali. Nell’ambito del programma di riuso e valorizzazione dell’area, iI 6 aprile 2000 è sottoscritto un primo Protocollo d’Intesa tra la Regione Lazio, la Provincia, il Comune l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”, siglato il 18 aprile 2007: sono assegnati 18 padiglioni alla Azienda Sanitaria Locale, 8 all’Università “La Sapienza”, 4 alla Casa dello Studente e uno ad attività sociali e culturali. Nel maggio 2010 l’Università rinuncia ad acquisire i padiglioni da destinare a campus universitario.