La Villa dall’Ava, situata nella periferia Ovest di Parigi, rappresenta per Rem Koolhaas una delle prime oppotunità di poter mettere in pratica gli enunciati teorici ampiamente descritti in Delirious New York (1978).
L’opportunità gli viene data dalla psicologa Lydie Boudet e da suo marito Dominique, editore del gruppo Le Moniteur. I coniugi avevano cercato a lungo un architetto per realizzare la loro abitazione, anche ricorrendo ad un concorso ristretto. Alla fine Dominique invia una lettera a Koolhaas che, come ricorda lo stesso architetto in S, M, L, XL, “era scritta a mano con inchiostro blu, spedita da qualcuno che nutriva una grande passione per l’architettura”.
Le richieste contenute nella lettera erano numerose ed alquanto insolite: la casa doveva contenere al suo interno due appartamenti distinti, uno per i genitori e l’altro per la figlia. Dominique inoltre desiderava una casa leggera sopra il terreno, con una promenade interna e fortemente permeabile alla luce del sole; il requisito fondamentale di Lydie era, invece, una piscina sul tetto in cui poter ammirare in lontananza la Tour Eiffel.
Alle esigenze apparentemente inconciliabili dei clienti si aggiunge inoltre l’opposizione dei vicini alle forme e ai materiali moderni, scontro che determina il blocco dei lavori ed il ricorso alla corte suprema francese.
Per riprendere i lavori Dominique propone di costruire, in alternativa alla casa troppo moderna, una clinica per il recupero dei tossicodipendenti, rispettando i gusti estetici del vicinato. Alla fine la casa troppo moderna viene preferita alla clinica in stile.
In questa casa manifesto appare subito evidente il riferimento ad un’altra famosissima casa manifesto parigina, la Villa Savoye a Poissy di Le Corbusier.
Come nella Villa Savoye l’edificio è sorretto da esili pilotis, la facciata libera è ritmata da finestre a nastro, la pianta libera è coperta da un tetto giardino.
Come a Poissy un camminamento inclinato distribuisce gli ambienti interni, ma a differenza della Villa Savoye il percorso non ricrea una ideale continuità tra interno ed esterno, ma unisce trasversalmente i due distinti appartamenti.
Ai cinque punti di Le Corbusier, Koolhaas ne aggiunge altri: la teoria della frammentazione e della simultaneità, nei materiali come nella struttura, l’anticontestualità, la tripartizione planimetrica che ribadisce la tripartizione nell’alzato.
La casa si riduce ad un “non luogo domestico”, in cui gli ambienti tradizionali della dimora, i servizi, la cucina e le camere da letto, sono una piccola parte rispetto all’intera superficie coperta.