Biografia parziale di Kengo Kuma
Kengo Kuma nasce nel 1954 a Kanagawa; dopo essersi laureato nel 1979 all’Università di Tokyo in Architettura, lavora presso la Nihon Sekkei e la Toda Corporation. In seguito si trasferisce a New York per conseguire ulteriori riconoscimenti come ricercatore presso la Columbia University (dal 1985 al 1986). Nel 1987 fonda lo studio Spatial Design. Nel 1990 apre il proprio studio Kengo Kuma & Associates. Tra il 1998 e il 1999 lavora come professore non di ruolo presso l’Università di Keio. Dal 2008 insegna come professore di ruolo presso la Facoltà di Scienze e Tecnologie nella medesima università. L’obiettivo principale di Kuma è quello di reinterpretare la tradizione giapponese nel 21esimo secolo. Nel 1997 Kengo Kuma ottiene il prestigioso premio dell’Istituto di Architettura Giapponese.
Presentazione dell’opera
La Lotus House si trova sulla riva di un fiume ed è circondata da montagne. L’acqua del bacino che fronteggia la costruzione verso sud è ricca di piante di loto e proviene dal fiume stesso. Non a caso sono state scelte le piante di loto, in quanto secondo la tradizione giapponese sarebbero simbolo di luce e di ordine.
Descrizione strutturale
L’edificio unifamiliare è suddiviso in due parti, una esposta ad est ed una ad ovest, delimitate da una terrazza e da una grande corte aperta, che mette in comunicazione il bosco sul retro della casa (a nord) con la vegetazione che si trova nella parte opposta (a sud). La Lotus House è su due livelli: il piano terra rappresenta l’essenza vera e propria dell’abitazione; in particolare, la zona giorno si organizza attorno a una corte coperta a doppia altezza, dalla quale è possibile accedere al piano soprastante, dove si trovano la sauna e un solarium con un ulteriore specchio d’acqua. Al piano inferiore, oltre la zona giorno e la corte coperta, si trovano un garage, due camere con servizi, la cucina ed un salone interno interamente vetrato che si affaccia sulla corte.
Il dettaglio
La superficie a scacchiera delle pareti a prima vista potrebbe sembrare composta da due materiali diversi, uno bianco l’altro nero, ma in verità la parete è composta da sole lastre di travertino importato dall’Italia di 20×60 centimetri e dello spessore di 3 centimetri montate su un’intelaiatura di barre di acciaio inossidabile di 6×18 millimetri. Queste piccole lastre sono state montate lasciando fra l’una e l’altra uno spazio vuoto di grandezza all’incirca pari ad esse. L’alternarsi di travertino e vuoto crea il gioco ottico della scacchiera e la sezione portante molto ridotta dell’elemento permette alle lastre di travertino di fluttuare in aria, come accade alle piante di loto prima di cadere a terra.
I riferimenti
Il gioco ottico creato per le pareti della Lotus House rimanda esplicitamente alle pareti scorrevoli dipinte a scacchi nella villa imperiale Katsura. La stessa smaterializzazione del muro perforato dal vuoto la si ritrova nello Stone Museum, altra opera di Kuma di poco antecedente (2000). Nello Stone Museum Kengo Kuma ha alleggerito la pietra delle pareti desolidificando il materiale alternando le lamelle con ripetute bucature orizzontali. Si può ben dire dunque che la Lotus House sia il perfezionamento dello studio di Kuma sui materiali litici: il sistema di sospensione pensato dall’architetto conferisce elasticità alla pietra, così da rendere il travertino sensibile agli agenti esterni quali luce e vento. La comunione profonda con la natura, la scelta dei materiali e i giochi di trasparenza sono di fondamentale importanza per Kengo Kuma. Infatti l’architetto predilige materiali naturali e per lo più locali, tant’è che il percorso progettuale avviene quasi nello steso modo della architettura “organica” di Frank Llyod Wright al quale Kuma si rifà costantemente anche perché l’architetto americano contribuì a collegare la cultura artistica orientale con quella occidentale.