L’edificio polifunzionale di Via Campania, realizzato a partire dal 1965, è una delle opere più importanti dello studio Passarelli ed è testimonianza della ricerca espressiva, tipologica e tecnologica di quegli anni. Bruno Zevi lo definì uno degli edifici migliori del ventesimo secolo. Il suo successo è inoltre dovuto alla sensibilità dell’architetto nell’inserire un’architettura tanto ardita da rasentare l’utopia, in un ambiente davvero unico, di fronte alle Mura Aureliane, all’angolo tra via Campania e via Romagna. Lucio Passarelli risponde alla complessità del tema, dovuta alla compresenza di residenze e uffici, con un progetto originale, sintesi dei fermenti più innovatori del momento. Lo stesso Passarelli afferma che un bravo architetto è colui che riesce a sentire fortemente e a interpretare concretamente il clima del tempo in cui vive. E all’inizio degli anni ’60 la fiducia nella ripresa economica e nel progresso tecnologico parevano davvero incrollabili.
L’edificio ospita tre differenti funzioni: commercio, uffici e residenze, distinguibili da tre diversi linguaggi architettonici. Al piano terreno, in posizione ribassata rispetto al livello stradale, vengono collocati i negozi. Al primo, secondo e terzo piano ci sono gli uffici, racchiusi nel volume vetrato. La parte superiore dell’edificio, molto più libera e con ampi sbalzi, è la parte destinata alle dodici residenze, composte da singoli appartamenti circondati da logge e fioriere variamente articolate. “Preludio a una metropoli di domani, fatta di liberi blocchi che animano il cielo.” (Bruno Zevi). La parte destinata ad uffici segue il perimetro dell’area, di forma trapezoidale, mentre la parte oltre il terzo piano, destinata ad abitazioni, è a pianta rettangolare. Entrando a via Campania dalle Mura Aureliane veniamo dunque sorpresi dall’angolo acuto che il blocco di vetro forma all’incrocio delle due strade. Costruire di fronte alle Mura Aureliane è un compito di non facile soluzione proprio per il valore che tale “pezzo di architettura” conserva. Passarelli per la prima volta fa impiego di un materiale che verrà utilizzato di lì a poco in tutto il mondo: il curtain wall in vetro specchiante. Della stessa altezza delle mura sono i tre piani di uffici rivestiti in vetro brunato, che creano un effetto specchio duplicando la vista delle mura e del verde. L’edificio, “un sensibile ricevitore del contesto”, sembra restare in silenzio mostrando la materia eterna delle mura. Il volume vetrato proietta un’ombra intensa sull’elemento sottostante, marcando la differenza volumetrica; è un pieno che schiaccia un vuoto. Nel corso del tempo, la chiusura delle vetrine mediante vetri opachi al piano terra ha fatto in modo che l’intero edificio perdesse molte sue possibilità espressive; la parte basamentale, leggermente arretrata e ribassata rispetto al livello stradale sembrava risucchiare l’attenzione dei passanti.
Le diverse funzioni sono unite attraverso i comuni spazi orizzontali di accesso al piano terra e dalla struttura dei pilastri che si sviluppa in senso verticale raccordando i due volumi, quello degli uffici e quello delle residenze. La maglia strutturale dell’edificio consiste in una rete quadrata di pilastri con interasse di sei metri. Quest’ultimi sono composti da quattro elementi a sezione quadrata. Si viene dunque a creare una cavità all’interno del pilastro, sfruttata per le diverse canalizzazioni verticali: i pluviali, gli impianti igienici e di condizionamento. Nei piani interrati del garage le quattro componenti di ciascun pilastro diventano un unico elemento circolare utile per il passaggio delle macchine. L’accesso di quest’ultime al garage è consentito mediante una rampa circolare che scende fino a quasi quattordici metri sotto il livello stradale. Circolari sono anche le due scale che salgono, una ai piani destinati agli uffici, l’altra alle residenze. Sono realizzate in cemento armato e si avvitano intorno ad un unico pilastro.