Le Fabbriche Mira Lanza si trovano nella zona Ostiense-Marconi, un frammento della vecchia città industriale ormai in continua trasformazione, e comprende una serie di stabilimenti dismessi (Italgas, Mira Lanza, Gazometro, Centrale Montemartini, mattatoio, ex mercati generali, ecc.). Nel 1899 la Società Colla & Concimi costruisce sulla riva destra del Tevere un primo edificio industriale per la lavorazione degli scarti del Mattatoio; nel 1918 la società Candele Steariche di Mira ampliò i magazzini. Al 1919 risale il primo progetto per un saponificio, poi solo parzialmente realizzato. Completano questo nucleo originario l’edificio “Livoli” e l’edificio ”Fore”. L’edificio Livoli è composto da due ambienti centrali illuminati da grandi lucernai per tutta la loro lunghezza ai quali sono affiancati, a destra e a sinistra, due corpi di fabbrica più alti. Al fondo dei quattro ambienti esiste un corpo di fabbrica in parte crollato a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
Il programma urbanistico del nuovo PRG di Roma prevede la creazione di una centralità urbana all’interno della zona Ostiense-Marconi, oggi non più periferica come una volta, ma ancora priva di servizi idonei. Seguendo questo orientamento, a partire dal 1999 le fabbriche Mira Lanza sono state riconvertite in una struttura decentrata del teatro di Roma, il Teatro India.
Opera dello studio Colombari – De Boni, questo teatro eredita dal passato industriale una continuità funzionale tra interno ed esterno: entrare ed uscire dalle grandi porte di legno senza superare scale o dislivelli rende questa struttura più simile ad una sequenza di piazze coperte che non ad un edificio pubblico. Grazie al grande cortile esterno ed alle sale interne, il complesso del Teatro India dispone di spazi duttili, in grado di ospitare qualsiasi evento in un’atmosfera suggestiva e originale, trasformandosi da fabbrica di saponi in un laboratorio di idee.
“Un luogo segreto, misterioso, all’interno della città.” Così l’ha visto Mario Martone, primo direttore artistico del teatro, che ha scelto il nome “India” non soltanto in virtù dell’atmosfera inusuale ma anche per stabilire una continuità con il teatro Argentina.