La struttura occupa uno dei quattro angoli di un quadrivio di strade dis-assate, in un isolato che si trova ai margini del centro storico di Livorno Ferraris. L’intervento principale, opera dell’architetto Dario Lusso, consiste nella costruzione di uno studio privato sopra un piccolo corpo ad unico piano, adibito a garage, e che in precedenza era stato utilizzato come porcile e deposito di legname. Lungo via Adamo Ferraris un quadrato di colore rosso individua una precedente apertura. Il garage è sormontato da un marcapiano continuo in cemento armato, che costituisce anche il piedistallo strutturale per la sopraelevazione. Il nuovo intervento è formato da un unico ambiente utilizzato come studio e piccola biblioteca di architettura. La sopraelevazione è interamente rivestita in mattoni scuri color testa di moro, finiti a sabbia e posati a punta e fascia. Il sistema di posa a filari alternati subisce una duplice deformazione: alcuni mattoni fuoriescono dalla superficie muraria, altri sono volutamente rimossi, per ricordare in maniera diretta le piccionaie dei cascinali della pianura piemontese, ma anche i primi essiccatoi per asciugare il riso raccolto.
Il prospetto verso il cortile nord è caratterizzato da un balcone aggettante, coperto da una veletta traforata in acciaio corten e schermato da un particolare brise-soleil in ferro, al quale si accede attraverso una scala a chiocciola.
La “gabbia-ringhiera” del balcone è fatta di profili e piattine di ferro grezzo di larghezza 10 cm e di spessore 0,3 cm e 0,5 cm, saldati a 90° rispetto al piano verticale, e che fuoriescono verso l’esterno secondo differenti aggetti (30, 25, 20 e 15 cm). Questa struttura fortemente espressiva è una grande macchina d’ombre, una scultura di ferro grezzo che si arrugginisce con le piogge, colorando di rosso le lose di pietra del cortile sottostante.
L’intradosso del balcone è segnato da alcune impronte e da una data, il 2009, che indica l’anno di inizio del progetto.
Le tettoiette che coprono le finestre dei 4 lati sono in acciaio cor-ten. I moduli delle tettoiette hanno due differenti inclinazioni. Nei prospetti delle facciate, disegnano piani sfalsati in movimento: ogni tettoietta si conclude con una forma geometrica diversa, a ricordare “le mantovane” delle comuni tende di tessuto.
L’ingresso è segnato a terra da un tappeto di sassi di fiume grigi e neri. All’interno la stanza ha 3 finestre in legno: la prima, ad est, è grande e permette di osservare il giardino ed il prato; la seconda, a sud – verso la strada – è lunga e poco alta; l’ultima, a nord, si affaccia sul cortile e serve per vedere chi suona al campanello dell’ingresso.
Il piccolo bagno è interamente rivestito da tesserine di vetro rosse, sigillate da stucco color antracite, e che fuoriescono nel pavimento in rovere sbiancato della stanza. La finestrella quadrata del bagno inquadra perfettamente “l’enfilade” dei portici del centro del paese, posti a circa 100 metri. Tutto il soffitto è costituito da travi in legno lamellare, verniciate ad acqua di colore bianco: reggono il pacchetto del tetto, la cui perlinatura interna è anch’essa tinteggiata di bianco. Il soffitto è bucato da due lucernari circolari.