Il Palazzo delle Belle Arti fu progettato nel 1911 dall’architetto e ingegnere romano Cesare Bazzani (1873-1939), in occasione della Esposizione Universale di Roma di quell’anno, intenta a celebrare il Cinquantenario dell’Unità d’Italia. Situato in Viale delle Belle Arti al civico 131, nel 1915 il Palazzo diventa sede della Galleria Nazionale d’Arte Moderna (GNAM) su iniziativa dell’onorevole Giovanni Rosadi, col fine di dare una sistemazione definitiva al primo nucleo di opere formatosi nel 1883, in occasione della prima Mostra Nazionale di Arte Moderna al Palazzo delle Esposizioni di Pio Piacentini. La collezione artistica fu incrementata grazie all’azione personaggi di spicco della cultura romana quali Ettore Ferrari e Aristide Sartorio, che contribuiscono a dare un ruolo di rilievo all’Istituzione per valorizzare la produzione artistica nazionale. Il materiale raccolto attraverso le Quadriennali d’Arte e le diverse Esposizioni in tutto il paese, necessitò già nel 1933, ad opera dello stesso Bazzani, di un ampliamento che ha raddoppiato lo spazio espositivo del Palazzo. La costruzione dell’edificio sull’antico terreno della Vigna Cartoni contribuisce alla definizione urbana della zona oggi denominata Valle Giulia, area precedentemente suburbana fuori la Porta del Popolo. Ideato per costituire il padiglione principale dell’intera Esposizione, il Palazzo delle Belle Arti spicca tra le opere dell’architetto per la sua inconfondibile impronta eclettica, volta a celebrare gli ideali di magniloquenza e grandiosità della cultura che l’ufficialità governativa italiana dell’epoca intendeva promuovere e diffondere per un ruolo nazionale di discreta importanza sullo scenario politico mondiale. Nonostante le Esposizioni Universali fossero nate come luogo di incontro del moderno, il Palazzo delle Belle Arti si presenta con uno stile decisamente convenzionale, classicheggiante: la morfologia del volume ricorda lo schema di un tempio greco, con un’alta scalinata che conduce al portico di accesso, schermato da quattro coppie di colonne binate, con decorazioni in stile liberty che rendono il Palazzo estremamente dettagliato e monumentale. In particolare l’uso di festoni d’amore, intrecci di corde, inserti di rose, mascheroni e teste d’ariete contribuiscono a smorzare l’impianto rigido dell’edificio e donano ad esso un’autorevole eleganza. Gli ampi ambienti interni a pianta libera, gli alti soffitti e il tracciato ordinatore razionale e simmetrico permettono al Palazzo di ospitare un gran numero di opere, installazioni, esposizioni, fornendo un’immensa libertà distributivo-funzionale degli spazi. Suddiviso in tre livelli, l’edificio è rialzato rispetto al livello stradale, seguendo l’inclinazione della collina naturale sulla quale è locato. Il primo livello comprende il portico di accesso, l’atrio, circa diciotto sale espositive (disposte in maniera simmetrica rispetto all’atrio di ingresso) e, sul lato nord-ovest, il Caffè delle Belle Arti. Il secondo livello ospita circa venticinque sale espositive (di cui una dozzina è raggruppata in due sale per esposizioni temporanee) e comprende un’ampia corte centrale a pianta rettangolare con due fontane sui lati corti e una statua di bronzo nel mezzo, visibile dalle finestre del corridoio; sul lato nord-ovest è situata la libreria della Galleria. Il primo e il secondo livello da quattro rampe di scale, due poste alle estremità, e due nel corridoio centrale che affaccia sulla corte interna. Inoltre, è presente uno spazio vuoto non accessibile al pubblico, il cortile Kosuth, costituito di un pavimento rettangolare sul quale sono riportati termini in latino della scuola artistica (proportio, figura, idea, signum…). Il terzo livello comprende solo otto piccole sale, e costituisce la chiusura superiore delle due ali estreme del Palazzo. Rimasto danneggiato durante la Seconda Guerra Mondiale, tra gli anni Cinquanta e Sessanta il Palazzo delle Belle Arti è stato restaurato e migliorato: tra i vari interventi è da ricordare l’ampio giardino antistante che consente di ospitare esposizioni all’aperto. Durante gli anni Settanta e Ottanta ci furono interventi significativi di trasformazione: dall’ampliamento , rimasto incompiuto, di Luigi Cosenza a partire dal 1973 e aperto nel 1987, fino alla nuova biblioteca progettata da Costantino Dardi nel 1987, insieme all’adeguamento dell’ala destra per le collezioni del XX secolo. In particolare il primo intervento ha avuto una storia travagliata poichè la nuova ala fu chiusa nel 1998 per inadeguatezza alle norme e successivamente divenne oggetto di un concorso internazionale di riqualificazione nel 2000 vinto dallo studio svizzero Diener&Diener. Le polemiche scatenate per la proposta di demolizione dell’opera di Cosenza ne hanno permesso la salvezza, ma non hanno impedito un suo inesorabile abbandono e degrado. Dietro il Palazzo delle Belle Arti, procedendo verso nord-ovest, si incontrano la British School At Rome e la sede storica della Facoltà di Architettura di Valle Giulia, nonché Istituti di Cultura e Accademie internazionali, accomunati da eleganza formale e monumentalità.