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MODIFICA Sopraelevazione del Villino Astaldi

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Nel 1954 i coniugi Sante e Maria Luisa Astaldi acquistano il villino dall’Ingegner Adolfo Sebastiani, progettato e realizzato originariamente negli anni 1920/1923 da Arnaldo Foschini e Attilio Spaccarelli. Il villino nasce, con il nome di villino Rosmunda, all’angolo tra Via Saverio Mercadante e Via Nicolò Porpora e la struttura originaria si componeva di una pianta parallepipedale con facciata lungo Via Saverio Mercadante, con due piani fuori terra più seminterrato ed attico. Un corpo secondario si addossa nel retro dell’edificio, affacciandosi sul giardino, caratterizzato dalla presenza di pini. L’edificio è circondato dal giardino, ormai lastricato, che determina una zona di rispetto tra l’edificato e gli assi stradali circostanti. La concezione stilistica originaria del villino voluta da Foschini e Spaccarelli era quella del cinquecentismo, adornato con elementi decorativi tipici del barocchetto romano. Questo è evidente soprattutto in corrispondenza dell'attico, che ora non esiste più, coronato da un frontoncino, sovrastato da un timpano e delimitato da volute, e nel piano terreno dove le finestre sono caratterizzate da inferriate e sono delimitate da cornici in bugnato, il quale orna anche gli angoli dell'edificio. La decorazione del secondo piano, invece, è molto più sobria, è delimitato esclusivamente da cornici marcapiano. La facciata su Via Mercadante presenta un balcone e due loggette che delimitano una porta finestra e racchiudono dei basso rilievi.

Fu semplice per Sante Astaldi, quando pensò di ristrutturare il villino, rivolgersi a Mario Ridolfi, poiché avevano già lavorato insieme in svariate occasioni, quindi il loro rapporto aveva avuto modo di svilupparsi nel corso del tempo.

L’incarico avvenne nel 1954: si trattava di ristrutturare l’appartamento all’ultimo piano di una palazzina e di ampliarlo su una parte del piano attico, dove già esisteva una precedente richiesta di licenza da parte del proprietario originario. Ridolfi accettò l’incarico, anche se risultava un lavoro di routine, con molta precisione e accuratezza, redigendo anche tutti i materiali da utilizzare, stanza per stanza. Si prese carico di tutte le difficoltà pratiche, tra cui l’opposizione dei condomini che avanzavano dubbi riguardo alla solidità delle strutture. Questo portò Astaldi a voler spostarsi nell’adiacente villino di sua proprietà. Divenne quindi un’occasione professionale consistente, poiché ebbe la possibilità di lavorare su un villino costruito nei primi anni del novecento, rinnovandolo completamente e sostituendo la copertura a tetto con una terrazza dove poter realizzare una sopraelevazione, che in seguito sarebbe diventata lo studio personale della moglie Maria Luisa.

Il piano delle cantine fu destinato ai locali tecnici dov’erano collocate le caldaie per il riscaldamento, l’impianto di condizionamento e i motori dell’ascensore «posti in basso per evitare la discontinuità nella copertura della sopraelevazione ».

Nel piano seminterrato vennero collocati gli alloggi del personale di servizio ed alcuni locali adibiti ad uffici. Il piano rialzato venne destinato alla rappresentanza: un grande salone che accoglieva una magnifica quantità di quadri moderni, una sala da pranzo, la cucina ed una galleria. A questo piano Ridolfi decise di realizzare delle controsoffitature con “volte alla romana”, affiancandosi ad un esperto voltarolo, mastro Recchini.

Il primo piano venne dedicato alla zona notte, anche qui utilizzò per i soffitti delle volte a schifo e realizzò un guardaroba composto da due armadi continui di circa 6 metri di lunghezza, a due piani, con un ballatoio interposto, tutto realizzato in legno di frassino lasciato naturale, tranne gli sportelli che vennero laccati.

Infine venne prevista una terrazza aggettante di 1,25 metri su tutto il perimetro , che fa da base alla sopraelevazione e da cappello al villino originario, una piattaforma molto solida di cemento che trattiene tutta la struttura e dalla quale si dipartono 16 pilastri con sezione a losanga che vanno a sostenere la copertura.

La sopraelevazione « un leggiadro padiglione da giardino, circondato da una ricca fioriera metallica a sostegno di rose e gerani» si compone di una pianta a croce greca, i cui bracci si vanno a congiungere in un salone centrale a forma di stella.

Un tema molto importante per Ridolfi che afferma di considerare, con estrema naturalezza, l’architettura costruita come un basamento neutro dove poter poggiare un’offerta alla città.

Il progetto di massima venne presentato al Comune alla fine di Giugno per l’ottenimento della licenza edilizia. I lavori iniziarono in estate, lo sviluppo degli arredi, dei dettagli costruttivi e delle opere di finitura  avvenne tra Ottobre 1955 e l’autunno del 1956, ed è rappresentato da oltre 100 tavole.

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