Costruita tra 1932 e 1935 durante il regime fascista, la Scuola di Matematica è stata pianificata e progettata da Gio Ponti (1891-1979) all’interno della Città Universitaria di Sapienza, divenendo una delle più illustri architetture di tale complesso. Dopo aver lavorato essenzialmente a progetti privati – anche industriali – a Milano, questa opera rappresenta il primo incarico di natura pubblica affidata all’architetto lombardo, che gli permette di approdare dal classicismo milanese ad un più maturo modernismo.
Perfettamente inserita nella disposizione centripeta data da Marcello Piacentini alla struttura urbana del nuovo Campus universitario, la Scuola di Matematica crea un dialogo aperto con il suo contesto. Posizionata sulla testata del transetto su cui è impostata la struttura basilicale del piazzale della Minerva, l’edificio accentua la fluidità tra traiettorie longitudinali e trasversali compresenti nel largo invaso antistante al Rettorato.
Il disegno geometrico di Ponti combina spazi aperti, semiaperti e chiusi. Plasticamente compatto, il suo progetto è composto da tre volumi, due dei quali hanno profilo concavo e il terzo – dove è situata l’entrata principale – contraddistinto da una morfologia parallelepipeda. Da questa configurazione deriva la formazione di un cortile centrale, la cui forma semicircolare media tra la linearità del fronte e l’andamento curvilineo del corpo retrostante, a creare una peculiare morfologia teatrale.
Collaborando con ingegneri, architetti, artigiani e artisti, Ponti è stato capace di creare un mosaico culturale, che si tramuta in valore artistico. Secondo Ponti: “Non è il cemento, non è il legno, non è la pietra, non è l’acciaio, non è il vetro l’elemento più resistente. Il materiale più resistente nell’edilizia è l’arte” [G. PONTI, Amate l’architettura. L’architettura è un cristallo, 1957].
Optando per una struttura sofisticata in cemento armato, l’architetto infrange la “rigidità matematica” del design grazie ad un gioco di tre volumi differenti e di aperture irregolari, per consentire la penetrabilità dialogica della luce e il raggiungimento di una chiara idea di fluidità dello spazio.
La regolarità geometrica del fronte principale era segnata dalla presenza di un’imponente vetrata (10,58×4,56m), utilizzata da Ponti per conferire alla perentorietà del prospetto una vitalità che prende sostanza nel ricorso al colore e nella narrazione dell’idea dinamica di conoscenza, rappresentata in varie forme e livelli: dal divino all’umano. L’opera, infatti, si componeva di tre soggetti – un angelo, una figura femminile e alcuni discepoli – ritratti in pose plastiche per esaltare il senso di dinamicità. Distrutta sotto i bombardamenti del 1943, è stata sostituita con l’attuale vetrata monocromatica.
Anche con riferimento al materiale, le scelte di Ponti sono molto ponderate. Passando dal travertino, usato sulla facciata principale, alla litoceramica, adottata nel prospetto interno, fino all’intonaco tinteggiato, che caratterizza il resto del complesso, l’architetto conferisce mutevolezza al progetto. Non solo, l’arredamento “custom-made” per l’intera struttura ne rinforza il carattere.
Al fine di adattarsi alle nuove necessità, la Scuola di Matematica è stata oggetto di numerose modifiche tra il 1943 e 2010. Oltre a piccole riparazioni e aggiunte volumetriche, l’edificio ha conosciuto tre fondamentali trasformazioni. La prima, intervenuta tra 1953 e 1967, che ha modificato l’area biblioteca attraverso un processo di “adaptive reuse”. Un secondo intervento significativo, risalente al 1974, è consistito nell’aggiunta di due volumi simmetrici che hanno esteso la superficie curva delle aule. La terza modifica, attuata tra il 1980 e 1989, ha inserito tre scale di sicurezza nel cortile centrale.
La ricchezza progettuale della Città Universitaria risulta dalla ricerca della forma. Nel caso della Scuola di Matematica, il “design” di Ponti crea un gioco tra spazi complessi e spazi funzionali, con particolare attenzione all’originalità dell’edificio e alla sua semplicità, definendo una originale interpretazione dell’architettura di epoca fascista.