Il quartiere Dora, generalmente conosciuto come quartiere “Coppedè” dal nome dell’architetto, si trova all’interno del secondo Municipio di Roma, in un’area compresa tra Via Tagliamento, Via Arno, Via Adige e Corso Trieste, nasce come zona di espansione prevista dal PRG del 1909. La storia del Quartiere, progettato dall’architetto fiorentino Luigi Coppedè, nasce nel 1916, quando la “Società Anonima Cooperativa Edilizia Moderna” acquista 31.000 mq nelle vicinanze di piazza Buenos Aires, chiamata all’epoca piazza Trasimeno, promuovendo la costruzione di condomini di livello medio alto per professionisti e funzionari. Nel 1917 iniziano i lavori, il progetto era composto da diciotto palazzi e ventisette villini circondati da una discreta vegetazione; anche se con una lunga pausa dovuta alla seconda guerra mondiale, nel 1927 anno della morte del Coppedè l’intervento fu terminato anche se ridimensionato rispetto all’imponente progetto. Si tratta dell’esperimento artistico-architettonico più audace mai intrapreso a Roma, se non nell’Italia intera: qua si fondono liberty, neogotico, kitsch, barocco e modernismo. “Nonostante questo resta intatta l’atmosfera eclettica voluta dall’architetto, un’onda di decorazioni e volumi, che generandosi intorno al fulcro della piazza-fontana creano sensazioni che si intrecciano di continuo tra stili diversi appartenenti alla tradizione medioevale, al liberty, ma anche al gusto tipicamente romano e classico.” (Dario Biello)
Il progetto iniziale si basa sul tema della piazza centrale, che viene confermata nelle modifiche successive ed arricchita dal tema della via diagonale (Via Dora) con il suo imponente arco che fa da ingresso principale al quartiere. L’arco che congiunge i due blocchi dei Palazzi degli Ambasciatori su via Tagliamento, è sormontato da tre piani affrescati con tre raffigurazioni di stile cavalleresco sopra la scritta “essere dei sempre per li tuoi raggi duci”, la chiave di volta dell’arco è un bassorilievo raffigurante un volto femminile con elmo affiancato da due efebi che sorreggono uno scudo sormontato da una corona. Sotto l’Arco si trova il grande lampadario circolare in ferro battuto riccamente decorato.
Oltrepassando l’arco si giunge a piazza Mincio, centro nevralgico del quartiere, dove sorge la Fontana delle Rane realizzata nel 1924. Essa è costituita da una vasca centrale, leggermente sopraelevata rispetto al livello stradale, in cui quattro coppie di figure sostengono una valva di conchiglia su cui è posta una grossa rana. Dal centro della fontana si innalza una seconda vasca, di circa due metri di altezza, sul cui bordo giacciono otto rane che versano piccoli getti d’acqua.
La piazza è circondata dai palazzi più importanti e straordinari di tutto il quartiere: i già menzionati Palazzi degli Ambasciatori, il Palazzo del Ragno (così chiamato per la facciata decorata con un mosaico in bianco nero raffigurante proprio l’animale), il palazzo rimasto senza nome ed infine il Villino delle Fate.
La caratteristica di questo quartiere è nei dettagli, l’architetto infatti affianca torri medievali a finestre manieristiche, stemmi barocchi a elementi naturali stilizzati del Liberty e dell’Art Decò, motivi mitologici greci a motivi di un medioevo fantastico. Le decorazioni degli edifici sono costituite da una varietà infinita di fregi, stucchi, cornicioni, mascheroni, balaustre, bugnati, logge, tutti asimmetrici. Sono proprio questi dettagli a renderlo un quartiere “unico” a Roma.