La palazzina de’ Salvi in piazza della Libertà viene realizzata da Pietro Aschieri tra il 1929 e il 1930 su incarico della società Aquila romana. Il progetto iniziale, influenzato dagli stilemi del barocchetto romano, subisce una serie di modifiche in corso d‘opera che consentono, una volta superato lo scoglio della Commissione edilizia, di raggiungere il risultato formale desiderato.
Il progetto realizzato giunge ad una progressiva semplificazione dell’apparato decorativo; alla sovrapposizione degli elementi ornamentali si sostituisce l’accurato trattamento della facciata, ritmata dalla concavità delle pareti e dalla convessità dei balconi. Ancora una volta Aschieri manifesta il proprio interesse per il tema del “muro” e per le sue possibili caratterizzazioni formali, ancor più marcate dalle fasce continue dei balconi che, in corrispondenza della concavità più piccola, si proiettano all’esterno con una loggia semicircolare, realizzando così una forte plasticità chiaroscurale. All’interno la scala elicoidale è uno dei motivi di maggior interesse, e richiama alla memoria la soluzione adottata in precedenza da Giuseppe Capponi nella vicina palazzina al lungotevere Arnaldo da Brescia.
La palazzina è orientata col fronte d’ingresso secondo l’asse Sud-Est, che affaccia direttamente su piazza della Libertà. Il corpo edilizio presenta quattro prospetti autonomi che si affacciano rispettivamente a sud-est sulla, a sud-ovest su via Virginio Orsini, a nord-est su Lungotevere di Michelangelo e infine a nord-ovest su via Pompeo Magno. Il portone d’ingresso è sopraelevato rispetto alla quota della piazza, ed è preceduto da due monumentali pilastri che sorreggono un terrazzo a base rettangolare lungo 4 m e largo 1 m. Ciascun prospetto è scandito da 42 finestre, 7 per ognuno dei sei piani di cui si compone l’edificio. La fascia basamentale, più alta degli altri piani, è rivestita in travertino. Il soffitto dell’ingresso è rivestito da un sistema alternato di tessere rettangolari e curvilinee che determinano un suggestivo gioco chiaroscurale.