L’intenso lavoro progettuale di Innocenzo Sabbatini per l’ufficio tecnico dell’ Istituto Case Popolari, presieduto da Alberto Calza Bini, apre un’importante pagina nell’invenzione e realizzazione del moderno a Roma attraverso la sperimentazione e la ricerca linguistica e tipologica sul tema della residenza popolare e a carattere speciale. Negli anni tra il 1927 e il 1929, si avvia il progetto e la realizzazione degli Alberghi Suburbani nella Città Giardino della Garbatella, edifici a carattere speciale che associano (nelle intenzioni del progetto originario ma in parte modificate già in corso d’opera tanto da produrre le dimissioni di Sabbatini dall’ICP, il 7 marzo 1929) alla residenza a carattere temporaneo e transitorio un insieme di funzioni collettive: mensa, asilo nido e scuola, chiesa, lavanderie e stirerie, cucine, servizi igienici comuni, soggiorni, spazi all’aperto per il gioco e magazzini. È Calza Bini a definirli “Alberghi di transito” destinati ad ospitare (assistere ed educare) le famiglie sfrattate dalle proprie abitazioni per effetto delle opere di sventramento, liberazione dei monumenti e di “parziale sbaraccamento” (Calza Bini, 1930) previste dai progetti del Governatorato per la costruzione di un rinnovato centro monumentale e politico della città, con nodo in piazza Venezia a seguire, alla fine degli anni Venti, la trama urbana già impostata da Pio IX. Scrive Sabbatini(1927): “Nello studio dei grandi problemi edilizi … il progettista moderno … ha prodotto un nuovo tipo di edificio semintensivo che va sotto la comune denominazione di edificio a cortile aperto …” Tuttavia la definizione tipologica degli alberghi rimarrà difficile e ambigua nella sua catalogazione. L’Albergo Rosso (1929) individuato dalla Torre dell’Orologio, dal colore prevalente dell’intonaco e da un leggero disassamento urbano, rispetto gli altri tre Alberghi che compongono il complesso residenziale, assume da subito un ruolo di emergenza territoriale nella campagna dove si sta completando la Garbatella. E d’altra parte la densità di servizi e spazi pubblici al suo interno lo rendono un riferimento della stessa città giardino. Sabbatini con un operazione di sottrazione, paragonabile alle demolizioni che si vanno definendo nelle aree centrali della città, scava il volume puro del moderno e il Vuoto, interno ed esterno, diventa il tema guida che dà forma a queste architetture, in particolare alla complessità dell’Albergo Rosso. Una sequenza continua di spazi aperti e fluidi rivelano una serie di nodi urbani di grande rilievo, le piazze in cui si dilatano le direttrici stradali e le corti che alternano vuoto e pieno all’interno di una maglia dei lotti organizzata secondo una geometria di poligoni regolari, ciò che permetterà il massimo sfruttamento dell’area e la definizione di un “… grandioso cortile strada …” (Sabbatini, 1927). All’interno l’architettura dell’Albergo Rosso si risolve, sottolineata dal valore strategico che assume la modulazione diversificata dell’intensità della luce, nella continuità degli spazi allungati e poco profondi delle parti scandite dagli alloggi-camere distribuiti da ampie vie interne a piani sfalsati, che, di nuovo, si dilatano e raccolgono nei nodi ampi degli spazi di soggiorno e servizi ad uso collettivo ai piani. Lo spazio propriamente pubblico, urbano, è sempre in relazione con gli spazi comuni posti all’interno dell’edificio e segnalato dalla riconoscibilità architettonica e formale: dalle scalinate sulla circonvallazione Ostiense che conducono all’Istituto Maternità e Infanzia, ai pronai che danno accesso alla sala mensa e, una volta entrati, le vie interne conducono ai soggiorni aperti sui giardini. La mensa costruita nella corte e distrutta dai bombardamenti del ‘43 “(…) era il ventre dell’edificio … luogo d’arrivo dei percorsi. Aveva il compito di armonizzare lo spazio, di assorbire le irregolarità dell’edificio e di dare sfondo e luce alle molteplici prospettive interne …” (Pagliari, 2010). La copertura della mensa era costituita da una” cupola a lacunari finestrati sorretta da colonne (…) L’immagine … richiama il Pantheon ma la presenza delle finestrature smaterializza la massa, dando quel senso straniante che spesso possiedono le citazioni di Sabbatini (…)” (Remiddi, 2004: 38-39). Allo stato attuale gli interventi di trasformazione occorsi nel tempo hanno profondamente modificato, rendendoli quasi illeggibili, i valori architettonici moderni dell’Albergo Rosso.